(Arising Empire) Giovani i melodic/post hardcorer tedeschi Our Mirage: giovani i membri e giovane la band emersa solo nel 2017 e con un album all’attivo prima di questo nuovo “Unseen Relations”. Artisticamente, il loro essere giovani li porta a sfogare in musica i mali del mondo, specialmente quelli che affliggono la loro generazione: depressione, una generale oscurità, una mancanza di stimoli veri e sinceri, il tutto soffocato in una società ansiosa nella quale tutto deve apparire, mostrarsi, rivelarsi all’altezza… peggiorando ulteriormente quei conflitti interni dei giovani, degli uomini di domani, conducendoli verso percorsi drammatici, tristi, tetri e spesso senza ritorno. Sono un po’ dei paladini gli Our Mirage, visto che la loro massiccia e crescente fan base rivela loro di aver trovato aiuto e supporto ascoltando i brani della band: una bella responsabilità per i quattro ragazzi di Marl nel nord ovest della Germania, una responsabilità che tuttavia loro affrontano con impeto, energia, dando vita ad un secondo album molto bello, suggestivo, incalzante, ben costruito, ricco di arrangiamenti curati e, musicalmente, molto ben suonato. La struttura dei brani degli Our Mirage segue una specie di schema costante, collaudato e molto impattante: una malinconia intensa pervade ogni canzone, melodie tristi e riff decadenti, spesso con synth che enfatizzano il clima uggioso; la voce di Timo è graffiante ma sempre altrettanto malinconica e triste nelle strofe, per poi esplodere con tonalità aggressive fino allo scream/growl feroce nel ritornello, quasi come se la band volesse descrivere i drammi della società nelle strofe per poi ribellarsi con grinta, furia ed infinita rabbia. Il dramma che esprime la band emerge subito sulla tagliente “Rivers”. Suggestiva e molto musicale “Falling” (Feat. Tyler “Telle” Smith degli The Word Alive). Intensità emotiva sulla bellissima “Different Eyes”, nel quale emerge un sentore dark ottantiano molto coinvolgente. Sofferta la performance vocale su “Strike A Match”, struggente la ballad-core “Transparent”, oscurità che esige speranza con “Unseen”. Ottime linee ritmiche (batteria e basso in particolare) con “My Last Day“, altro brano dall’ottima performance del vocalist. Più pesante “Walk As One”, molta più melodia e luminosità con “Distant & Obscure”, prima della rinnovata malinconia impetuosa della conclusiva “After All”. Lo dichiara la band: ‘Music To Think About’. Un grido di allarme: nuove generazioni che soffrono, che gridano, che urlano, che seguendo regole non loro devono nascondere tutto questo dolore, questo marciume, questa devastazione mentale, al fine di essere, apparire… quasi costretti a mentire. Gli Our Mirage aprono le porte a questo mondo sconosciuto, lo mettono a nudo, lo condannano, ne esaltano la malinconia, la tristezza e quella mancanza di stimolo e di speranza. Epoche diverse, problemi diversi: ma il rock continua a descrivere tutti i mali, a pieni polmoni, nella speranza che qualcuno un giorno finalmente ascolti!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10