(Rockshots Records) I milanesi Ravenword esistono dal 2007, ma solo dal 2016 hanno in organico Chiara Tricarico e solo quest’anno pubblicano il loro mastodontico debut, forte di ben 13 brani per 70 minuti quasi esatti di sviluppo. “Blue Roses” apre le danze con molti richiami agli Epica ma anche un tocco personale, soprattutto nei solos: la voce di Chiara è sempre ammaliante, la melodia si fa apprezzare. “No more” mette assieme – e ottimamente – il metal neoclassico alla Stratovarius con i sinfonismi alla Nightwish; ben costruita la toccante ballad “Lullaby of the last Petal”, quindi la briosa “Purity” alterna versi in inglese ad altri in italiano. Praticamente progressive le tastiere della sostenuta “Rain of Stars”, mentre “The Swansong” è certamente il brano più intrigante e completo della scaletta, dato che passa da partiture eteree alla Within Temptation a momenti energici alla Visions of Atlantis. Cangiante “Dylan”, dove il termine di paragone principale è ancora la band di Sharon Den Adel; ancora spunti progressive in “Crimson Lake”, mentre la conclusione è affidata alla lunga “Bleeding Moon”, altro brano capace di raggiungere punti rarefatti e sublimi, come anche di ripartire in velocità. “Trascendence” non è il ‘solito disco symphonic metal’ (o ‘female fronted metal’, o chiamatelo come volete… questa musica per me è la naturale evoluzione del vecchio gothic), perché riesce a inserire nel sound diverse influenze che rendono le canzoni dinamiche, orecchiabili e a tratti fortemente originali. Bravi!

(René Urkus) Voto: 8/10