copcomelupiArrivato a pagina 560, quella che conclude il libro, c’era una domanda che mi girava nella testa da tempo, fatta da chi mi ha visto trafficare nella lettura del testo per giorni e che domandava di cosa trattasse. La mia risposta, “parla del fenomeno del nazismo e del nazionalismo all’interno del movimento black metal”, ha generato l’interrogativo inaspettato: “E ne parla bene?”.
Questa domanda non è ingenua, per quanto lo possa sembrare, inoltre ha una forte valenza con un passo del libro ”[il NSBM] viene fatto passare sotto silenzio, ignorato dalla carta stampata quando non apertamente messo alla berlina”. Parlare e scrivere di un argomento implicato con il nazismo è qualcosa di delicato, ne sono consapevoli gli stessi autori, Davide Maspero e Max Ribaric, figuriamoci se esso poi è musica invischiata con quella ideologia. L’idea culturale comune è che il nazismo è da condannare a prescindere (ecco il perché di quella domanda) e lo stesso vale per chi canta o suona o esibisce simboli, modi e testi che si rifanno ad esso o alle persone che hanno propugnato tale ideologia.
E’ questa l’idea comune e badate bene che perfino teologi e studiosi ebraici dell’Olocausto ritengono che tentare di capire il nazismo è un male, perché il nazismo è il male assoluto. Non si spiega.

“Come Lupi tra le Pecore” è un atlante storico che identifica una vera geografia del NSBM, esaminandone le dimensioni del fenomeno attraverso la sua storia fatta di band, album, vicende, date, personaggi, etichette e pubblicazioni varie provenienti da tutto il mondo. Un atlante che fornisce brevi introduzioni di fatti storici (il nazismo e la sua espansione in Scandinavia durante la Guerra, per esempio) oltre che a quelli di natura musicale (l’omicidio di Euronymous o la vicenda giudiziaria degli Absurd, ad esempio) per meglio comprendere tutte le sfumature del NSBM.
Se il black metal è stato spesso mal sopportato per il suo retaggio satanico e pagano che sia, generando un fiero elitarismo e compiacimento di ciò tra gli adepti, il NSBM è stato volutamente emarginato dalla scena, generando allo stesso tempo un auto-isolazionismo, voluto e forse inevitabile. Immagino quanto possa essere stato difficile per gli autori (che in realtà lo dichiarano) avvicinare e vincere la diffidenza di alcuni appartenenti al movimento.
Satanismo, paganesimo e il nazionalsocialismo, tutti insieme hanno creato una serie di miscele esplosive emarginate non solo dalla stampa specializzata ma anche dalla stessa scena che mal sopporta i Nazi.

Ammiro la consapevolezza degli autori di riportare fatti e ricostruire (in modo sintetico) eventi e rapportarli all’interno di uno schema del tipo ideologia+musica=conseguenze. Una formula forse elementare, ma adatta per elencare i tanti nomi di questa costellazione (a volte popolata da stelle dalla vita breve) relegata ai margini del sistema e nella quale qualcuno magari ci è stato messo dentro, non dagli autori, a forza (penso ai Drudkh) oppure  si è sganciato senza troppi rimpianti (Behemoth e Dimmu Borgir, ad esempio).

“Come Lupi tra le Pecore” è un buon approfondimento; 22 euro e tutto è lì a portata di mano, passando attraverso simboli e idee che forse non tutti riusciranno a comprendere in pieno, ma non si può certo pretendere che il lettore medio abbia in pancia vaste nozioni di storia, “Il Nazismo Magico” di Giorgio Galli (molto citato dagli autori), o alcune interessanti disamine, italiane, sull’Ahnenerbe, e comunque non era compito di Maspero e Ribaric di riassumerle. Né tanto meno è auspicabile che il lettore sia passato per lavori che per anni circolavano solo in cassette, ma dopo questa lettura potrebbe arrivarci.
Le intenzioni degli autori sono di informare e fornire uno spunto analitico (senza emettere giudizi) su una frangia (“cultura”?) musicale ovviamente emarginata perché resterà per sempre marchiata dalla storia come un’argomentazione diabolica e da rifiutare a priori.

In conclusione per rispondere alla domanda che mi è stata posta giorni fa,  “Come Lupi tra le Pecore” è una ricerca approfondita. Maspero e Ribaric gettano della luce su un anfratto musicale molto buio e ai più sconosciuto

(Alberto Vitale)