Amorphis 2013 Photo By Terhi YlimäinenGli Amorphis sono un band simbolica della storia del metal moderno. Capaci di mutare il suo genere in maniera drastica ma sempre coerente, sono sempre stati capaci di produrre un sound identificativo, personale, unico. Giunti all’undicesimo album, e oltre vent’anni di carriera, si preparano per un ennesimo tour. Abbiamo fatto una chiacchierata con il bassista Niclas Etelävuori, il quale ci ha parlato di questa loro ultima fatica intitolata “Circle”. (english version)

Ciao, grazie dell’opportunità. Congratulazioni per il nuovo album e per la lunga carriera. Ho qualche domanda da porti:
La copertina, come dichiarato, è ispirata Alphonse Mucha, il pittore ceco. Puoi descrivere cosa vi attrae particolarmente dello stile di Mucha e come si incastra nel concetto dell’album?
Volevamo qualcosa di differente per la copertina in quanto sentiamo che la musica ha subito un cambiamento. Tom Bates è l’artista che l’ha disegnata e ci sono delle similitudini con Mucha, ma non è mai stata nostra intenzione farla apparire come un disegno di Mucha. Abbiamo pensato che questo disegno si agganci bene al concetto dell’album in quanto ha qualche elemento dalle canzoni.

Vedo che i testi dell’album sono stati scritti dal grande Pekka Kainulainen.  La band non scrive i propri testi fin dai tempi che ne andò Pasi. La trovo una cosa strana che la band non sia l’autrice di quello che canta. Non c’è negli Amorphis il bisogno, il desiderio, di scrivere i vostri testi per poi cantarli? Quel desiderio di scrivere musica per un concetto poetico che avete in testa? Non è che Tomi (Joutsen) vorrebbe scrivere ciò che poi deve cantare?
Tomi ha voluto che Pekka scrivesse la storia. Non volevamo usare il Kalevala, quindi avevamo bisogno di qualcos’altro. Tomi ha avuto l’idea, ma Pekka è il poeta, così ha scritto tutto in una forma che noi non avremo potuto fare, cercando un concetto molto forte. La musica viene da diversa gente, quindi è forse meglio che i testi vengano da una sola fonte per far si che tutto combaci.

Questa volta l’argomento del concept è un po’ cambiato, anche se rimane comunque vicino alla magia finlandese. E’ possibile, in un futuro, arrivare a diverse tematiche? Cambierebbe la vostra musica, la quale finora è sempre stata creata per quegli argomenti di trazioni finlandesi?
Tutto è possibile, penso che questo sia stato un passo di allontanamento dalle storie sul Kalevala, ma allo stesso tempo c’è una specie di identità della band, quindi penso che testi “mistici” saranno sempre parte di noi. Noi scriviamo sempre la musica prima, in modo tale che i testi non la influenzino troppo, anche se a volte dobbiamo arrangiarla un po’ per farceli stare.

Secondo me, da quanto Tomi si è unito alla band, il suono degli Amorphis è diventato sempre più heavy. Con “Circle” però, sento che quelle sonorità dolci, ma distintive, che caratterizzavano i vostri dischi fino a 10 anni fa, sono ormai andate. “Circle” mi sembra l’album più heavy in assoluto, escludendo le pubblicazioni dell’epoca death metal. Cosa ne dici?
Non so se è più heavy, ma gli stili che contiene sono sicuramente più distintivi, quindi se ci sono parti heavy, sono veramente heavy. Abbiamo usato molto organi veri, i quali danno quel suono più organico che caratterizzava anche alcuni dei vecchi album.

Esa (Holopainen) dichiara che l’album “ha tutti gli elementi che uno si a spetta dagli Amorphis”. Questa potrebbe essere una frase pericolosa. Dove collochi il limite tra “suonare con lo stile della band”, ottima ricetta per tenere fedeli i fans che amano il vostro stile, e “suonare sempre uguali, senza innovazione o nuove idee”, che potrebbe altrettanto pericoloso, ma potrebbe essere la naturale evoluzione del vostro sound.
Per una band che è stata in giro per vent’anni, se non la riconosci ascoltando il nuovo album forse c’è qualcosa che non va, secondo me. Cerchiamo di apparire freschi e moderni senza però perdere quel sound con il quale la gente ci identifica. SE facessimo un disco ogni dieci anni, sarebbe anche un bene essere sempre uguali, ma noi facciamo cinque album in dieci anni, quindi per nostro stesso interesse dobbiamo sperimentare cose nuove.

Mi puoi parlare della produzione? Gli strumenti appaiono molto chiari, sembra proprio che Tägtgren abbia fatto un gran lavoro.
Peter è stato stupendo, avevamo idee simili di come impostare il progetto, quindi il lavoro è stato alla fine quasi sempre divertente. Abbiamo passato cinque settimane in studio con lui, è stato un periodo intenso, e siamo molto felici del risultato. In più di dieci anni non abbiamo avuto un produttore per l’intero album, quindi è stato molto bello avere un altro paio di orecchi in studio con noi.

La vostra line up sembra stabile oramai. Non è cambiata dal 2006 o giù di li. Com’è la relazione all’interno della band? Siete amici o colleghi? Uscite assieme tutt’ora come ogni band agli inizi, o la famiglia e la vita stessa limita i contatti solo alla musica (registrazioni, prove, concerti)?
Andiamo molto d’accordo, anche se non ci vediamo molto al di fuori della band. Ci vediamo a sufficienza comunque. Presto saremo in tour, ed allora sarà di nuovo come una famiglia.

Come vanno le cose per gli Amorphis in questi tempi, dove la gente perde il lavoro, i governi sono in crisi, e pertanto nemmeno l’industria musicale funziona tanto bene. Registrare dischi e fare concerti è sufficiente per tirare avanti e vivere bene?
E’ dura, ma almeno noi abbiamo questo, e lavoriamo indipendenti da governi e aziende. Almeno nessuno ci può licenziare.

OK, grazie per il tuo tempo Niclas. Chiudi pure questa intervista con un messaggio ai fans Italiani degli Amorphis, ed ai lettori di Metahead.it
Grazie per il supporto agli Amorphis. Spero di vedervi tutti a Milano in Novembre.

 

(Luca Zakk)

Recensione