Booklet 16 Seiten - Maße.qxd(Memorial Records) Esistono delle band che di tanto in tanto realizzano degli album i quali testano il polso alla scena. Sono degli indicatori di ciò che è lo stile musicale, o uno dei tanti, in quel momento e come si comporta. Per stile intendo non un genere, ma come più fenomeni riescano a collimare e coesistere, influenzarsi vicendevolmente per dare qualcosa di nuovo. Questo discorso in apertura di “Flood to Euthanasia” degli Unconventional Disruption potrà sembrare stucchevole, ma nasce dal mio disorientamento dovuto all’ascolto dell’album. Dopo l’agghiacciante intro, “Getsemani’s Shadow” potrebbe indurre a pensare che si è di fronte a del brutal death metal, ma l’album svela anche influenze deathcore, djent e mathcore. I generi appena menzionati non si alternano nel tessuto dei pezzi, ma sembrano coesistere. Si fondono, si incastrano, mutano gli uni negli altri, in quella che pare essere la clonazione di un genoma stilistico ossessivo e intercambiabile nei ritmi e nel riffing (proprio come il mathcore), bastardo e violento (come il deathcore) e forse ancora più brutale nelle sue atmosfere claustrofobiche e ciniche (come il brutal death metal) e con accelerazioni apocalittiche e nichiliste o fratture improvvise (come nel djent). Un insieme che fa perdere di vista i suoi contorni e che produce musica sicuramente metal ma articolata. Forse la band italiana ha una diretta discendenza con il concetto compositivo dei Meshuggah, in quanto viene fin troppo naturale paragonare gli UD alle storture sonore di cui sono capaci i maestri svedesi, eppure l’etichetta che li propone è notoriamente attenta proprio a sonorità moderne, più o meno nuove e comunque sempre indicatrici di fusioni di stile che le diverse band pubblicate sanno manifestare. Dunque djent metal o brutal death/mathcore, gli UD sono una concreta mazzata: violenti nell’esporre un sound tritacarne e affrescato da quella cinica follia tipo serial killer, elaborata però da quel continuo cambiare, variare, scomporre, torcere e rinnovarsi del songwriting. E’ il sound del caos.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10