copskinflint(Pure Steel/Audioglobe) Quante volte ho già detto che in ambito metal le avevo viste tutte? Devo ricredermi ancora una volta! Gli Skinflint sono un trio classic heavy del Botswana (Africa meridionale, fra Namibia e Sudafrica), composto peraltro da un bassista e da un fratello e una sorella con nome italiano, Giuseppe e Sandra Sbrana (lui è cantante e chitarrista, lei siede alla batteria). Vi è mai capitato qualcosa di più singolare? E devo dire che la band non suona neanche malaccio, anche se non capisco bene la mossa della Pure Steel, che si è assicurata la band e presto ristamperà anche il precedente disco “ILKWA”: quanti cultori del metallo esotico ci sono, lì fuori, che correranno a comprare questo album e pure il prossimo? Lasciando stare le logiche di mercato, direi che questi tre ragazzi sembrano avere influenze americane piuttosto che europee nel proprio background, ma si risparmiamo quasi del tutto momenti tribali che magari avrebbero reso il disco più interessante. E prima che qualche idiota lo scriva su un forum: sì, ovviamente l’accento del singer è molto forte, ma sapete quanto ridono gli inglesi quando sentono un italiano o un francese cantare nella loro lingua? La titletrack si aggira fra un doom asciutto alla Sabbath ancentrali e un heavy thrash vagamente alla prima Metallica, mentre “Lord of the Night” aggiunge qualche fraseggio maideniano (ne possiamo ascoltare molti di più in “Olitiau”). “Blood ox Ritual” è l’unico pezzo, come si diceva sopra, a concedersi qualche percussione tribale, mentre “The Mist of Madness” è incalzante, a tratti frenetica e sciamanica. Non mi convince “Iron Mamba”, con i suoi stop’n’go sgangherati e il suo impianto vagamente speed, ma “Dreams of Eternity” è forte di una acidità doomeggiante che colpisce nel segno. La produzione live in studio è poco più che amatoriale, con la batteria stranamente in risalto, eppure il risultato finale è più convincente così, sporco e fumoso. Vi ho incuriosito?

(Renato de Filippis) Voto: 7/10