copatlanteankodex(Cruz del Sur/Audioglobe) Atteso spasmodicamente da tutti i cultori del metallo epico a 360°, “The white Goddess” è il secondo full-length dei bavaresi Atlantean Kodex. Non stupisca che una band con un solo disco all’attivo sia riuscita a catalizzare così tanto l’attenzione degli appassionati: accanto all’ottimo “The golden Bough”, i Kodex hanno infatti pubblicato diversi ep e live (spesso in edizione limitatissima… dove ‘limitatissima’ significa anche 15 copie!) che gli hanno fatto acquisire lo status di culto assoluto. E per quel che mi riguarda, “The white Goddess” rappresenta la loro assoluta consacrazione nell’Olimpo del metal: il disco è un concentrato di sonorità che, complici anche i testi pieni di riferimenti occulti e mistici, diventa l’unica forma possibile oggi per rappresentare, in musica, il sentimento dell’epos primordiale. Dopo che le “Trumpets of Doggerland” hanno suonato, “Sol Invictus” è l’inno epico che Bathory non è riuscito a scrivere a causa della morte prematura: ma nel sound degli Atlantean Kodex ci sono anche influenze differenti, che spaziano dai Manowar vecchia maniera, al doom della prima ora, alle nuove sonorità dell’epic metal (abbastanza vicini a questo sound sono a mio giudizio i BattleroaR)… e non dimentichiamo il sostrato di vecchio heavy tedesco che è il collante invisibile deputato a tenere insieme i lunghissimi pezzi della scaletta. È poi il momento dell’”Heresiarch”, con il suo incedere cadenzato e maestoso, il suo ritornello sofferto; “Twelve Stars and azure Gown” dà una scossa all’ascoltatore accelerando a tratti il ritmo, pur se il brano non abbandona mai quell’aura di maestà bathoryana che i Kodex riescono a far rivivere magistralmente. In “Enthroned in Clouds and Fire” l’epos si fa drammatico e ancora più potente: i cori dicono tantissimo “Twilight of the Gods”, ma il riff è quadrato e stentoreo. La quasi-titletrack conclusiva, “White Goddess unveiled”, è un riassunto di tutte le atmosfere del disco, ed è in particolare il break acustico a metà brano a mettere i brividi. “The white Goddess” è l’epic metal come non l’avete mai sentito: assolutamente imperdibile.

(Renato de Filippis) Voto: 9/10