fotoedainBravi e simpatici, i progsters cechi Edain: MetalHead è ben lieto di presentarli al pubblico italiano con questa intervista al vocalist Martin, che ci parla del nuovo disco “Of those who worship Fire”. Buona lettura! (english version)

Salve Martin, grazie per il tuo tempo! Spero tu possa presentare la band ai lettori italiani!
Salve (in italiano, ndr)! Siamo cinque tipi da Brno, Repubblica Ceca, che amano il metal tecnico, e abbiamo formato gli Edain nel 2007, quando abbiamo lasciato le nostre precedenti band Absurd Conflict, Carbon Dioxide e Spitfire. Io, Martin, sono quello che canta, parla e mantiene la band dicendo agli altri di ‘fare qualcosa’! Pavel, chitarra, è il ‘music man’, si occupa di comporre, arrangiare ed è inoltre coinvolto nel lavoro in studio. Franta, chitarra, è il ‘jazzman’, porta nella nostra musica idee jazz, fusion e sperimentali. Zdenda, basso, è il nostro Steve Harris: il suo stile di suonare e la sua presenza scenica sono inconfondibili! Inoltre, è stato incluso nella lista dei 10 musicisti metal più sexy in un magazine online ceco al femminile. E Jirik è la rockstar, gli uomini ammirano le sue capacità con la batteria e e le donne ammirano il suo… sto parlando troppo, vero?!

“Of those who worship Fire” è uno dei migliori album prog che ascoltato nel 2013. Ma perché è così breve?
Siamo felici per la valutazione! Naturalmente ti dirò che non ci aspettavamo così tante recensioni positive. Sì, abbiamo considerato il minutaggio… e abbiamo deciso di inserire soltanto il materiale che funziona insieme. Aggiungere ogni altro brano poteva rendere il disco meno consistente, sebbene forse soltanto dal nostro punto di vista. Per esempio, giusto al momento abbiamo registrato due nuovi pezzi che probabilmente pubblicheremo come singolo. Penso che siamo a nostro agio con le release brevi, infatti se il pubblico pensa che l’album è troppo breve, credo che sia meglio rispetto a che lo consideri noioso!

Ho scritto che gli Opeth sono fra le vostre influenze fondamentali, ma non so se saresti d’accordo… puoi dirmi quali sono le vostre muse, nell’ambito metal e più in generale?
Non posso certo lamentarmi se qualcuno paragona la nostra musica agli Opeth o a quella di qualche altra formazione famosa. Certamente combiniamo la durezza del death metal con momenti acustici e jazzati, per cui in questo senso potremmo rientrare nella stessa categoria, ma anche i Celtic Frost hanno fatto la stessa cosa a un certo punto della loro carriera, e talora – con orgoglio – faccio anche riferimento a loro. Parlando seriamente, provo ad essere modesto al riguardo: non abbiamo inventato la musica, semplicemente amiamo tutte queste formazioni, così se qualcuno individua un’influenza, probabilmente non la negheremmo. Fortunatamente ciascuno di noi ascolta band abbastanza differenti, così se lavoriamo insieme ad un brano, arrivano imput molto diversi da ciascuno di noi.

“Silent Weapons for silent Wars” è il mio brano preferito, puoi dirmi qualcosa di più al riguardo?
Anche io penso che sia il nostro highlight, abbiamo provato a combinare ogni cosa in un brano che è assieme tecnico ed epico, e mi piace in particolare la sua atmosfera in crescendo. A Pavel piace comporre canzoni complesse, e a me piace sviluppare le mie idee con il progredire del brano. Normalmente suoniamo questo pezzo come l’ultimo dei nostri concerti, introdotto da un breve drum solo. E io lascio lo stage negli ultimi minuti, così i ragazzi possono ottenere maggiore attenzione dal pubblico – direi che certamente se lo meritano!

Ho letto i vostri testi, li trovo molto belli ma difficili da comprendere… quali sono i principali temi del disco? C’è un concept o almeno un’idea ‘forte’ dietro le vostre liriche?
È andata così: c’è una idea che connette tutto, per quanto non va necessariamente intesa come se fosse un concept. Tutti questi brani, compresi il nostro precedente singolo “The Sulphur Breather”, hanno le loro radici nella geopolitica e in particolare nella sicurezza dell’energia. Studio relazioni internazionali con speciale attenzione sui Balcani e il Medio Oriente, per cui viene tutto da lì, con qualche riferimento storico e filosofico. Ma non è necessariamente il nostro unico argomento, il primo disco era più personale e alcuni nuovi brani rimandano alla psicologia, e anche alle droghe e all’erotismo… in fin dei conti siamo una band rock’n’roll, giusto?

Dimmi qualcosa sulla scena metal ceca! Credo sia quasi del tutto sconosciuta in Italia…
Beh, potrebbe essere difficile giudicare dall’interno, perché so che abbiamo band molto vuone, ma se non otteniamo riconoscimenti internazionali è soltanto colpa nostra. Ma in generale abbiamo una scena musicale ricca, con centinaia di gruppi, vecchi e nuovi, e per esempio in Brno, la mia città natale, ci sono 5 o 6 clubs di grandezza differente dove possiamo suonare! Ci sono diversi show ogni settimana, qualcosa come 15 webzine, due grandi magazine metal su carta stampata, e probabilmente tutti conoscono i nostri festival maggiori, Brutal Assault, Obscene Extreme o Masters of Rock. Insomma c’è di tutto per ogni tipo di metalhead. Ma forse, proprio perché abbiamo tutto, siamo autoreferenziali, cosa che in verità riflette la mentalità ceca: amiamo i nostri comfort e la birra, nel bene e nel male.

Cosa fate nelle vostre ‘vite normali’? Siete tutti impegnati nel music business?
A parte me, che mi occupo dell’etichetta, no, non siamo impegnati professionalmente nella musica, abbiamo i nostri lavori normali, più o meno creativi. Alcuni hanno una famiglia e tanti altri hobby. Per questo ti direi che non siamo quel tipo di band che ‘lavora duro’, per quanto specialmente il nostro chitarrista ha un approccio al proprio ruolo molto responsabile. Per esempio, Pavel ha un home studio dove abbiamo registrato e missato parti del disco, e dopo diverse settimane di lavoro sua moglie si è lamentata che non ricorda come appare senza le cuffie alle orecchie!

Grazie mille per questa intervista! Vuoi salutare i lettori italiani?
Sì! Miei cari amici italiani [fin qui in italiano, ndr], grazie per la vostra attenzione e per il vostro supporto. L’Italia è un paese molto popolare qui da noi, saranno le Alpi, il mare, i monumenti o naturalmente il calcio, e io sono molto fiero di avere una grande collezione di Cd italiani, e anche qualche vinile. Per questo è un onore per me di essere presentato su un media metal italiano! Grazie mille [ancora in italiano, ndr]!

 

(Renato de Filippis)

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