(AFM Records) Solo due anni da quel fantastico “Black As Death”. Sono pochi considerando il volume di riff ed assoli che Dushan Petrossi riesce a mettere insieme e scatenare all’interno di un album.  “Fifth Son Of Winterdoom” è forse meno emozionante del precedente al primo ascolto, ma offre dodici pezzi pieni di atmosfera, pieni di una componente teatrale tale che si tratta di canzoni che non sono solo da ascoltare, piuttosto sono da vivere. Dushan non si risparmia e riesce ad essere impattante, aggressivo, ma anche estremamente tecnico e molto virtuoso. E poi rendiamoci conto che quando scrivi della musica per avere come front man il signor Mark Boals, è essenziale creare qualcosa di poderoso. Un cantante che non ha bisogno di presentazioni, con un agenda incredibilmente impegnata (solo quest’anno voce per Artical, Thunder Rising, Iron Mask… e forse ne dimentico qualcuno),  con una voce semplicemente eccezionale, sempre all’altezza, sempre fresca ed imponente. Quando due personaggi del genere decidono di proseguire la collaborazione nata con il precedente lavoro, sicuramente c’è qualcosa di grosso, di ottimo, di esplosivo… e questo è proprio il caso “Fifth Son Of Winterdoom”. Un disco non immediato, ma ricco di componenti catchy, di melodie che entrano in testa e non se ne vanno mai più in quanto costantemente elaborate, curate, intensificate dallo stile personale del chitarrista. Un disco che passa di un bel po’ l’ora di durata, che offre pezzi lunghi come l’intensa ed emozionale title track capace di superare i dieci minuti. Molto potente, molto power metal ed assolutamente grandiosa “Rock Religion”, con un testo ottimo, cantato con una certa grinta da Mark. “Lion In A Cage” è a metà strada tra potenza e neoclassico, e devasta con un riff letale. “Only One Commandment” si concentra sul power metal, e regala uno di quei ritornelli da far cantare ad un vasto pubblico completamente esaltato. “Run To Me” è veloce, molto metal, ma piena di chitarra coinvolgente, mentre  pezzi come l’orientaleggiante “Seven Samurai” o l’intensa “Reconquista 1492” offrono qualcosa di diverso da ascoltare con passione, da godere intensamente. Un album non originalissimo nella sostanza, ma con tecnica infinita, un’esecuzione perfetta, un lavoro di musicisti con  capacità immense, una sincera e ben strutturata efficacia sonora che lo renderà sicuramente irresistibile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10