copstormwarrior

(Massacre/Audioglobe) Nell’ormai lontanissimo 2002, il debut degli Stormwarrior esplose come una supernova nel cuore di ogni true defender, me compreso: Lars Ramcke e i suoi allegri compagni avevano preso il meglio del power/speed germanico, lo avevano rivestito di temi epici e battaglieri, poi avevano raddoppiato la velocità del metronomo… e i brani che ne erano venuti fuori mettevano d’accordo praticamente tutti, dai fan dei Gamma Ray a quelli dei Judas Priest, per arrivare a Bathory o addirittura agli Anvil. I dischi successivi, “Northern Rage” e “Heading Northe”, furono vera manna dal cielo, e giustificarono anche la pubblicazione di un precocissimo “Live in Japan” nato per la riproduzione su vinile; poi, per quel che mi riguarda, il sogno si è infranto con lo scialbo e incolore “Heathen Warrior”, un album che mi ha deluso profondamente e che mi ha mostrato gli Stormwarrior in piena crisi creativa. Tre anni dopo quel clamoroso passo falso, gli amburghesi tornano alla carica con questo “Thunder & Steele”, incredibilmente autocitazionista (vedete oltre il track-by-track) ma di certo ben riuscito: a testimonianza che, pur senza poter raggiungere la forza della scorsa decade, la fiamma non si è ancora estinta… e chissà, potrebbe brillare ancora in futuro forte come un tempo. La titletrack nonché opener e singolo è un’ottima partenza: sparata a mille, potente, melodica, ricorda i pezzi di “Northern Rage”. “Sacred Blade” rievoca da vicino, almeno nel refrain, la bellissima “Metal Legacy”; il brano migliore della scaletta è “Steelcrusader”, che ci mostra senza ombra di dubbio, con il suo ritornello micidiale quanto ‘ignorante’, che gli Stormwarrior hanno ancora qualcosa da dirci. “Dye by the Hammer” ci dona grandi sprazzi di epicità (in questo caso, la strofa è molto simile a quella di “Iron Gods”); i sei minuti di “One will Survive” tentano con successo strutture un po’ più articolate, vagamente alla Blind Guardian, nel segno di uno speed senza tempo e sempre con un refrain di potenza devastante. La conclusiva “Servants of Metal” gioca con (o omaggia, o plagia) il bridge di “Fight” dei Gamma Ray, ma alla fine il risultato è d’impatto. Al termine dell’ascolto onestamente conta poco quale passaggio sia stato citato o riproposto: “Thunder & Steele” convince e invoglia a un altro ascolto adrenalinico. ‘Spacca’, direbbe qualche amico defender di vecchia data. In fondo è così che vogliamo gli Stormwarrior: grezzi, veloci, potenti, ‘veri’. Bentornati.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10