fotohortusanimaeUna vecchia storia. Quella di una band che suona la propria musica, cioè come la intende. Poi l’incertezza, la pausa, durata quasi dieci anni e dissipata poi dalla consapevolezza di un ritorno che non poteva che essere necessario. Un ritorno culminato in quello che è uno dei migliori lavori di questo anno. Gli Hortus Animae sono di nuovo tra noi e il perché lo spiega Martyr Lucifer, voce (in alto a sinistra nella foto). (english version)

Cosa vi è successo dopo “The Blow of Furious Winds”?
Ciao Alberto. Beh, dunque, “The Blow…” è uscito nel 2005 e noi ci siamo messi in pausa nel 2006, in realtà non è successo niente di eclatante, tant’è che avevamo cominciato a fare un po’ di live in supporto al disco, avevamo anche cominciato a scrivere del nuovo materiale per l’album che avrebbe dovuto esserne il successore.  Poi ci siamo ritrovati schiacciati dalle nostre vicissitudini quotidiane e, a poco a poco, ci siamo ritrovati in pausa senza che neanche ne parlassimo. Tuttavia, il desiderio di registrare un nuovo album degli Hortus è rimasto latente in ciascuno di noi per tutti questi anni e quindi quando finalmente ci siamo ritrovati e abbiamo deciso, è stato quasi come se il tempo non fosse mai passato! Con la differenza che ciascun di noi aveva accumulato negli anni un bagaglio musicale, culturale e tecnico tutto da mettere al servizio di “Secular Music”. Per non scendere troppo nel personale la vita è stata un po’ turbolenta, piena di eventi fortunatamente belli, ma non per la band in questo caso. Poi visto che già eravamo in pausa ognuno di noi è andato un po’ per le sua strada, musicalmente parlando. Presumo sentissimo anche il bisogno di fare cose personali, o anche semplicemente di provare qualcosa di diverso. Alla fine non siamo mai completamente usciti dalla scena musicale, io ho iniziato la mia collaborazione col progetto internazionale Space Mirrors, dato inizialmente una mano agli Opposite Sides e dato vita al mio progetto solista omonimo Martyr Lucifer. Ma anche Hypnos, Bless e Grom si sono fatti coinvolgere dai più diversi progetti musicali.

Come siete arrivati a “Secular Music”? Quanto tempo per comporlo?
Come dicevo, eravamo tutti già occupati con i nostri svariati progetti, la band ormai era ferma da quasi 10 anni, e nonostante questo continuavano ad arrivarci richieste dei fans per i vecchi album ormai di difficile reperibilità, apprezzamenti e richieste per un nostro ritorno. Abbiamo ristampato i vecchi album con la raccolta “Funeral Nation MMXII”, il feedback che continuavamo a ricevere era probabilmente un segno che fosse giunto il tempo di rispolverare le armi. Cosi ci siamo rincontrati, abbiamo parlato e riparlato e alla fine, a poco a poco, inizialmente ciascuno di noi ha cominciato a scrivere qualcosa. Poi quando avevamo già fra le mani un sacco di riff, idee, melodie, ecc. ci siamo messi giù sul serio, incontrandoci di più quando potevamo, mettendo assieme i pezzi, ultimando il puzzle. E, alla fine eccolo qua! E’ nata questa creatura che quasi si è guidata da sola, senza particolari sforzi da parte nostra. Poi anche i testi ed il concept generale sono arrivati da soli, era già tutto nell’aria, solo da cogliere. Il magico processo dell’unione fra parole e musica è avvenuto poi nel Domination Studio del sempre eccellente Simone Mularoni. Il tempo di stesura dell’album è stato relativamente breve, circa un anno calcolando da quando abbiamo cominciato a buttare giù i primi demo a quando abbiamo ritirato il master. Ma ci sono stati una miriade di tempi morti fra una stadio evolutivo dell’album e l’altro, tagliandoli fuori direi che il periodo di stesura completo si potrebbe aggirare intorno ai sei mesi. Abbiamo inoltre utilizzato metodi di composizione inediti per noi, come l’utilizzo del file sharing per esempio; ci siamo visto pochissimo durante le sessioni di composizione, quasi non ci siamo visti neanche in studio, ma l’alchimia ritrovata fra noi è stata talmente forte che non abbiamo sentito neanche il bisogno di darci l’un l’altro direttive e/o suggerimenti.

Ho avuto la sensazione che il nome Hortus Animae giri molto anche fuori dall’Italia… Che genere di riscontri avete dall’estero? Che opinione c’è sulla vostra musica?
Si è vero, forse siamo addirittura più apprezzati all’estero che in Italia infatti. Direi specialmente nei paesi slavi, ma anche in Europa, USA, Oceania, Sud America. Come dicevamo, abbiamo ricevuto messaggi e feedback di ogni genere da tutto il mondo. Parlando di come è recepita la nostra musica, beh, il discorso non è semplice, diciamo che la varietà di stili che incorporiamo nel nostro sound è da sempre la nostra croce e delizia, non tutti sono in grado di digerirla, soprattutto i più oltranzisti, ma gli ascoltatori più open-minded ci apprezzano molto. Diciamo che leggere frasi del tipo “non m’è mai piaciuto il black metal, però non posso fare meno della vostra musica” dà soddisfazioni a prescindere.

L’album mi ha stupito, soprattutto perché, mi sembra, sia un continuo mescolare le carte della composizione, del suono… Di tutto.
Si beh, continuando dal discorso precedente, non abbiamo fatto altro che continuare a fare ciò che abbiamo sempre fatto, ovvero mischiare le carte in tavola, non ci siamo mai posti dei limiti in precedenza e questa volta ancora meno, forse giusto con la differenza che ora, mentalmente, ci siamo ritrovati ad essere molto più focalizzati verso quello che doveva essere il risultato finale. Quindi “Secular Music” è composto, sì, dagli ingredienti che ci hanno caratterizzato in passato, ma trattati differentemente, e in più diversi ingredienti nuovi, frutto della nostra crescita musicale ed artistica nel corso degli anni.

C’è una cover dei Jethro Tull. Un gruppo adorabile. Avete pescato il loro pezzo più noto, “Aqualung”.
Si, è un omaggio ad una grandissima band, e alle nostre origini, anche un po’ ai nostri genitori… Non si può ricominciare qualcosa, dare nuovi frutti senza guardare alle radici. Poi, come saprai, fare cover c’è sempre piaciuto molto. Ci piace prendere pezzi importanti per la nostra crescita musicale e renderli nostri. Pare che finora ci siamo sempre riusciti, con bizzarre e personali reinterpretazioni di Mayhem (clamoroso ancora oggi il mix che ne abbiamo fatto con il Balletto di Bronzo e Mike Oldfield), Queen e Dead Can Dance. “Aqualung” dei Jethro Tull non fa eccezione.

Nella recensione non mi sono espresso sul cantato, ma ho fatto male visto che già dal primo approccio all’album ho realizzato che questa volta hai cantato come non lo hai mai fatto prima. Cosa ne pensi?
Grazie, sei molto gentile. Beh, diciamo che ho voluto dare un’impronta nuova al lato vocale degli Hortus tentando soluzione mai provate prima, mantenendo il mio stile caratteristico ma anche cercando di rendere le parti ancor più ricche, nel frattempo ho preso anche delle lezioni di canto e forse questo s’è sentito. In ogni caso va ribadito che ciascuno di noi negli anni ha acquisito una maggiore consapevolezza di sé e del proprio veicolo espressivo, e penso che questo si sia riflesso prepotentemente in “Secular Music”.

Da quali idee e spunti arrivano i testi?
L’ispirazione viene dalla vita stessa a da tutto ciò che ci circonda. Ovviamente tutti (e specialmente) gli artisti hanno sempre dichiarato di vivere in periodi difficili e strani, ed io non faccio eccezione in questo senso. Ovviamente come ogni artista filtro tutto tramite il prisma della mia personalità, rielaboro e creo secondo il mio credo, i miei interessi, ovviamente anche le mie pazzie e le mie stranezze. Il concetto di apocalisse è un concetto vecchio come il mondo, niente di nuovo. Ma il punto è in questa filosofia di Creazione, Conservazione e Distruzione che in questo preciso album si concentra di più nella distruzione, tuttavia non solo. Dopo la distruzione c’è una rinascita. Ci sono persone per le quali l’apocalisse è già arrivata, sono abbandonate a se stesse, sole, con solo rovine intorno – a volte ognuno di noi si può sentire cosi; ci sono coloro che hanno paura di questo giorno in maniera, diciamo, “tradizionale”, c’è la rabbia di coloro che ritengono che siamo la causa del nostro male, c’è la ribellione contro tutto questo… Ne consegue a volte una resa, a volte una tranquilla consapevolezza, forse qualche luce di speranza. Prendendo spunto da tutto questo, mi sono sbizzarrito ed ho attinto alla mia immaginazione un po’ contorta, forse, e anche alle spiritualità antichissime, dimenticate, ma che rinascono in questo periodo – a proposito di tutto questo ciclo del quale parlavo prima.  Insomma, è difficile da spiegare da dove e come arrivano i testi. È un processo che rimane tutto un mistero anche per me a volte!

La Flicknife è un’etichetta di tutto rispetto e che pubblica soprattutto cose sperimentali e psichedeliche. Uscire sotto quel vessillo pensi vi darà buone soddisfazioni?
ML: Sì la Flicknife è un’etichetta cult per chi segue il rock psichedelico fin dagli anni 80. E’ difficile fare bilanci ora visto che il disco è appena uscito, però posso dire che far uscire questo disco con loro rappresenta una scommessa sia per noi che per loro, entrambi ci rimettiamo in gioco su territori nuovi. E siccome ci piacciono le sfide, abbiamo trovato la loro offerta più stimolante di altre pervenutaci. Conto che lavorando assieme in maniera affiatata raggiungeremo degli ottimi risultati.

Promuoverete dal vivo l’album?
ML: Sì, certo. Ci stiamo proprio in questo periodo organizzando per poter suonare live, speriamo il prima possibile. Abbiamo reclutato nuovi adepti in modo da fornire la migliore resa possibile del nostro sound trasportato su un palco. Quindi al momento non ti so dare date precise però ti confermo che abbiamo decisamente intenzione di promuovere “Secular Music” on stage.

Prima di salutarci, puoi illustrare a me e ai lettori la vostra opera “Godless Years”?
Dunque, quando è uscita la raccolta in doppio CD “Funeral Nation MMXII”, ci siamo resi conto di avere molto altro materiale d’archivio che sarebbe stato un peccato non dare alle stampe; ed ecco quindi com’è nato “Godless Years”, l’album è doppio, contiene ben 24 pezzi fra i quali 2 nuovissime canzoni (cover delle death metal band Entity e Baratro), versioni demo, mix alternativi, registrazioni live inedite, ecc ecc. Ci è inoltre sembrato un ottimo modo per ripulire l’armadio dagli scheletri e ripartire. Anche per questo motivo abbiamo deciso di fissare la sua data d’uscita al 24 Marzo, stessa data di “Secular Music”. “Godless Years” è stato rilasciato dall’etichetta neozelandese Satanica Productions.

Grazie mille per il tempo dedicatomi e lascio a te lo spazio per saluti e altro.
Grazie a te Alberto per questa interessante intervista. Un messaggio per i tuoi lettori: date una chance a “Secular Music” e “Godless Years”, contengono musica in grado di ossessionare, perseguitare e infestare i vostri pensieri, le vostre anime, le vostre notti.

http://hortusanimae.net/

https://www.facebook.com/HortusAnimae

(Alberto Vitale)

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