copvirginsteele(SPV/Steamhammer) La SPV continua la sua meritoria opera di ristampa dell’intero catalogo dei Virgin Steele: stavolta tocca ai due “Marriage”, riuniti per l’occasione in un unico, lussuosissimo package. Da fan di lunghissima data della band, sono uno di quelli che ritiene  che in questi due dischi DeFeis & soci abbiano davvero dato il meglio di sé: soprattutto il primo capitolo – e ora sono sicuro di offendere qualcuno – nella mia classifica personale è addirittura davanti a “Noble Savage”! Al di là delle preferenze individuali, stiamo davvero parlando di due capolavori: concepiti e pubblicati forse nel momento peggiore per l’heavy metal, la metà degli anni ’90, a circa 20 anni di distanza conservano intatta la loro forza e la loro eccezionale poesia. Anche definire il loro genere appare assai difficile, a testimonianza dell’incredibile varietà dei brani: mentre in seguito i Virgin Steele saranno sempre più epici, qui possiamo ancora rintracciare elementi di heavy metal classico, di hard rock, e perfino di prog! Devo davvero proseguire con un track-by-track, c’è sul serio qualcuno lì fuori che non conosce questi due capolavori? Preferisco procedere per suggestioni, cominciando naturalmente dal primo capitolo. Se non avete mai sentito l’album, non so come avete vissuto, finora, senza emozionarvi sul passaggio mid-tempo di “I will come for you” (che corrisponde poi al tema portante di entrambi i dischi), quando Endaymion giura che ritroverà l’amata Emalaith (ma il testo di tutto il brano è da conoscere a memoria e recitare stile preghiera nelle occasioni importanti). Da brividi la parte iniziale, quella acustica, di “Weeping of the Spirits”, che poi procede come una cavalcata che ha anche qualcosa di hard rock (e non sarà certo l’unica volta in questo platter); il chilometrico refrain di “Blood & Gasoline” ha accompagnato centinaia dei miei viaggi. L’epica sofferta di “Last Supper” è attraversata da accenti musicali di pura genialità, come l’accelerazione a metà brano; “The Raven Song” è forse il brano che più permette, con il suo riff quasi progressive, di far esprimere al meglio Edward Pursino. Nel finale, ancora diversi pezzi da novanta: l’accoppiata ballad acustica/power ballad “Forewer I will roam”/”House of Dust” farebbe emozionare anche un sasso, e “Life among the Ruins” è forse la canzone d’amore più arrabbiata che sia mai stata scritta (indimenticabile l’urlo sul refrain “You’re a Rose you’re a Blade”). Due le bonustracks della prima parte: un breve strumentale dai toni quasi spagnoleggianti, “Angela’s Castle”, e un brano che mi sembra riecheggiare molto l’atmosfera dei “Bacchanalia”, “The Sword of Damocles”. E veniamo ora alla seconda parte, che segna forse il passaggio fra i ‘vecchi’ VS, quelli degli ’80, e i ‘nuovi’, quelli sempre più tastierati, epici e maestosi. L’incipit è costituito dalla meravigliosa “Symphony of Steele”, da sempre cavallo di battaglia della band dal vivo nel suo inarrestabile incedere: ho sempre pensato che chi la paragona (o addirittura la ritiene inferiore) alla modesta “Wheels of Fire” dei Manowar non abbia mai capito niente di heavy metal! “Crown of Glory” è forse la mia canzone preferita di sempre, ancora una volta resa immortale da un meraviglioso testo, profondamente filosofico, di un DeFeis che, nell’unione di Cielo e Terra, si vede incredibilmente vicino al raggiungimento della verità… “Twilight of the Gods” non solo ha un altro refrain stellare, ma vede anche alla batteria uno Joey Aviazan mai così creativo e versatile. Giungiamo quindi alla fenomenale accoppiata epica “Prometheus the fallen One”/”Emalaith”: diciotto minuti di epic metal purissimo, maestoso, ammaliante, tenuti insieme peraltro da un riff ‘comune’ (presente cioè in entrambi i pezzi). La palma della vittoria spetta sicuramente alla seconda canzone, dove forse DeFeis raggiunge le proprie vette compositive. “Strawgirl” è un’altra ballad d’eccezione, poi con un’altra accoppiata, stavolta di brani cattivi e lanciati (“Unholy Water”/”Victory is mine”) si chiude un altro disco fantastico, che ho collocato sempre un millimetro sotto il primo capitolo. In questo caso, le bonustracks sono le stesse della versione Dockyard1 del 2008: si tratta di “Life Among the Ruins” e “I Wake Up Screaming” live. Non credo serva dire altro: ove mai non abbiate questi due dischi, è obbligatorio comprarli, altrimenti non siete degni di entrare nel tempio del metal!

(Renato de Filippis) Voto: 10/10