Con il loro particolarissimo epic metal progressivo, i Martiria si sono garantiti un’ottima fama nella scena italiana ed europea. In occasione del quarto album “On the Way back” discutiamo a 360° con il leader Andrea Menarini e con il paroliere Marco R. Capelli.

Salve ragazzi e grazie per questa intervista! Entriamo subito nel vivo: “On the Way back” è un album davvero particolare e necessita di una presentazione molto approfondita…
(Andy) Ciao Renato e grazie per lo spazio che ci concedi su Metalhead.it. Cerco subito di approfondire. “On the way back” è una sorta di auto-tributo a quel che era la produzione di brani dei primi Martiria negli anni 80. C’erano troppe songs che pensavo meritassero la giusta attenzione e che con qualche nuovo arrangiamento potessero tranquillamente godere di una nuova luce. Da qui l’idea di “rispolverarle” e “restaurarle”. Come avrai sentito il sound è molto più cupo ed anche per questo i testi di Marco sono più introspettivi ed intensi.
(Marco) In realtà c’è stata una coincidenza (curiosa) tra il recupero di questi testi, doom e cupi, ed un periodo della mia vita un po’… doom e cupo!

Fra i brani che mi hanno colpito in modo particolare ci sono “Ashes to Ashes” e “Gilgamesh”… si può avere qualche informazione in più al riguardo?
(Andy) Sono forse i due brani più simili del disco con due diverse sfumature però. Musicalmente “Ashes to ashes” è un brano molto più prog-epico, è un misto di atmosfere e stili, dalla prima parte mid-time epic si passa ad una parte decisamente heavy per poi approdare al chorus molto sinfonico e ad una parte più doom, fino ad arrivare alla parte centrale molto di atmosfera. Per “Gilgamesh”, le sfumature sono più standard, partono sempre da una linea epic, ma tutto sommato il pezzo è molto heavy. Per i testi lascio la parola a Marco, aggiungendo solo che “Gilgamesh” è l’unico brano che ha mantenuto il titolo originale.
(Marco) Sì, Gilgamesh ha mantenuto il titolo ed anche la linea narrativa del pezzo originale, anche perché si trattava di raccontare una storia già di per sé assolutamente epica (è, probabilmente, il più antico poema epico di cui ci sia giunta traccia). Il problema vero era riuscire a condensare nelle poche righe a disposizione lo spirito del poema, ed ho scelto di farlo alla maniera dei Martiria. Il testo assomiglia, infatti, ad una successione di istantanee che fotografano, come in un videoclip, i momenti topici dell’eopea: il coraggio, l’amicizia, l’ineluttabilità della morte.

Devo dire che questo tema, della morte e della sua inevitabilità, incombe cupamente su tutto l’album (così come incombe sulla vita di chiunque, fatti i debiti scongiuri). Era già, in qualche modo, dentro agli accordi di Andy, io l’ho incoraggiato, sviscerato, esposto (sfacciatamente). E’ una morte crudele (come la vita), invincibile, spaventosa, epica. Come Gilgamesh, anche gli eroi invecchiano e l’ultima sfida – la più difficile, la più dura – è accettare la fine con dignità e coraggio. Il lieto fine è un’eventualità non prevista dalla vita; gli eroi lo sanno e, tuttavia, marciano a testa alta fino alla fine.  Per questo sono eroi.
“Ashes to ashes”, polvere alla polvere, è una canzone dura, aspra che non pone domande, non propone risposte. Un bimbo muore tra le braccia del padre, un giovane uomo si spegne nella stanza squallida di un ospedale. Non c’è un motivo, non c’è una ragione. Niente che si possa fare, nessuna battaglia, nessun nemico con cui ci si possa confrontare. “It’s totally unfair./ I am so tired, Lord./ So useless,  so old”.
Soltanto, nel finale, si affaccia, pallida, la necessità di una illusoria speranza. Forse un sogno, qualunque cosa cui aggrapparsi (senza crederci davvero) per non sprofondare.
Gli eroi, quelli veri, ancora una volta, sono silenziosi.

I pezzi di “On the Way back” non erano stati pensati per la voce e lo stile di Rick Anderson… è stato difficile ‘adattarli’ al suo cantato così particolare?
(Andy) Rick non ha mai difficoltà ad adattarsi su questi generi, ha una capacità incredibile ed una sensibilità musicale superlativa. Direi che come al solito ha fatto un lavoro incredibile.

Sempre su Rick: è recentissima la notizia della vostra separazione dall’ex Warlord. Che cosa è successo? Il vostro sembrava un sodalizio destinato a durare ancora a lungo!

(Andy) Semplicemente eravamo arrivati ad un punto dove andavano prese delle decisioni, e queste ultime sono andate a favore di attività live più intensa (nei limiti del possibile). Dopo 4 album, abbiamo riflettuto sul nostro futuro e visto che ancora siamo pieni di energia ci sembrava giusto caricarci di nuove motivazioni e fare qualcosa in più. I live sono sempre stati il nostro tallone di Achille, con questa scelta (molto, molto difficile) abbiamo deciso di dare una svolta al progetto e di farlo diventare a tutti gli effetti band. Rick ha capito perfettamente le necessità della band, ed è per questo che siamo tutt’oggi in ottimi rapporti con lui, tra l’altro non è detto che il futuro non ci porti a continuare o riprendere la collaborazione con lui.

Avete già trovato il suo successore? Se pianificate nuove apparizioni live, vi presenterete con il nuovo cantante ufficiale o con un sostituto temporaneo? E quanto al futuro di Rick? Si parla di un suo possibile coinvolgimento nella reunion dei Warlord…
(Andy) Diciamo di si, ma ancora non vogliamo dare informazioni precise a riguardo. Ovviamente i prossimi live saranno con la nuova band che sicuramente vedrà l’inserimento anche di un tastierista live. Per ciò che riguarda il futuro di Rick, non ho informazioni a riguardo, per quel che ne so, non è previsto un suo rientro nella prossima reunion dei Warlord, anche se personalmente mi sono permesso di “raccomandarlo fortemente” a Bill Tsamis! (sorride) ….da fan, sarebbe l’apoteosi musicale!

Una caratteristica peculiare e forse unica dei Martiria è quella di lavorare con un paroliere che non canta con la band e non suona nessuno strumento… in che modo si svolge la collaborazione ‘esterna’ con Marco R. Capelli?
(Andy) Beh, ormai Marco è il quinto Martiria a tutti gli effetti, non può essere considerato un membro esterno. Oltre ai testi di tutti i brani dei Martiria, si occupa di tutta la parte web, contatti e promozione. Per ciò che mi riguarda non potrei pensare ai Martiria senza di lui. E’ fondamentale.
(Marco) (ridendo) Secondo me, dice così perché sono terribilmente in ritardo con i testi del nuovo album… Sono particolarmente sensibile ai sensi di colpa!

Colgo l’occasione anche per togliermi qualche dubbio sul vostro passato, cominciando da “Time of Truth”.  Mi sembra che rispetto al sound cui ci avete abituato “Time” sia un disco più heavy e massiccio, come si vede in particolare da brani come “The Storm” e “Like Dinosaurs”…
(Andy) Esatto Renato. “Time of truth” è stato un album pensato per qualcosa di più immediato, più heavy, più live. Infatti molti brani di quell’album si prestano molto di più di altri per esser suonati dal vivo. Volevamo un album cosi. Per continuare la via delle tue citazioni, menzionerei anche “13th of October 1303” o “Give me a hero”, due pezzi che amiamo suonare live.

Ma il mio preferito resta sempre “The Age of the Return”, uno dei dischi epic metal che amo di più in assoluto. Che pensate se lo paragono a “Irae Melanox” degli Adramelch?
(Andy) Siamo lusingati di questo paragone. Gli Adramelch sono una delle band italiane che amo di più. Sicuramente i due album sono nella sostanza molto diversi, ma di certo sono più che contento di un simile paragone. “The Age of the Return” è un album a sé stante, studiato a tavolino e molto pensato sia nelle musiche che nelle liriche, forse l’album più difficile da scrivere.
(Marco) Concordo, soprattutto per la difficoltà di confrontarsi con un complesso narrativo che costituisce l’archetipo di tutta la letteratura occidentale.  Ogni storia scritta dopo è, in qualche modo, in debito nei confronti della Bibbia e questo significa che il rischio di cadere nel banale (o nel già sentito) era in agguato ad ogni verso.

I temi biblici sembrano avervi ispirato in modo particolare, come dimostrano capolavori del livello di “The Cross” e “Misunderstandings”…
(Andy) Beh,sono temi carichi di teatralità e pathos, quindi pregni di epicità….tutto ciò coincide perfettamente con la nostra idea di fare musica. Ricordo perfettamente che quell’album è stato costruito da me e da Marco riff dopo riff, stavamo costantemente in contatto per confrontarci su quel che volevamo trasmettere nei vari racconti. Un’esperienza intensissima.
(Marco) “Misunderstandings”, in particolare, mi ha fatto penare. Non riuscivo a trovare una chiave interpretativa che mi soddisfacesse. Era tutto uno scrivere e riscrivere. Ho riletto il testo pochi giorni fa e mi ha sorpreso: non era assolutamente come lo ricordavo… era molto meglio! Mica l’avrò scritto in stato di trance?

Ci possiamo attendere per il 2012 – oltre a quella di Arezzo già confermata – qualche altra esibizione live? I Martiria hanno sempre concesso pochi show dal vivo, complice anche il fatto che la band sia di base a Roma, una città purtroppo fuori dalle grandi traiettorie del metal europeo…
(Andy) Stiamo spingendo al massimo per cercare di renderci più visibili live. Purtroppo la data di Arezzo dovrà essere spostata all’estate per motivi tecnici. Ma il 24 febbraio prossimo suoneremo a Roma (a breve usciranno tutte le comunicazioni) e poi, il 25 Marzo, a Londra, al mitico Nambucca di Islington. Ci auguriamo di aggiungere nei prossimi giorni molte altre date (ed invitiamo responsabili di festival o bookers che leggano questo articolo a farsi avanti!).

E a quando il nuovo album di inediti? Prosegue la vostra collaborazione con la My Graveyard Productions?
(Andy) Con Giuliano [Mazzardi, proprietario dell’etichetta, ndr] ci siamo trovati benissimo, infatti in questi giorni uscirà anche un tributo agli Omen dove è presente un nostro omaggio, e poi ad Aprile anche un altro tributo ai Black Sabbath, per il futuro abbiamo sempre gestito i contratti per i nostri album volta per volta….vedremo quindi.
(Marco) Il nuovo album è in lavorazione, non faccio anticipazioni (altrimenti Andy se la prende con me), ma sarà qualcosa di originale e di grandiosamente epico.

La conclusione spetta naturalmente a voi. Grazie per il vostro tempo e spero di (ri)vedervi presto dal vivo!
(Andy) Grazie a te Renato per lo spazio concessoci. Si, quel che ci auguriamo anche noi è di incontrare presto te e tutti gli amanti della nostra musica nei vari appuntamenti live che stiamo programmando, inoltre voglio darti questa news in anteprima: siamo in studio per finire di registrare il nuovo album che uscirà nell’anno in corso, sarà un nuovo concept stratosferico! Quindi, stay tuned!

Renato de Filippis

recensione: https://www.metalhead.it/?p=2738