copSlowOrder(autoprodotto) Pieno territorio sludge ed a tratti doom per questa band del nord Italia. Il corvo nero che troneggia in copertina è perfetto per descrivere la musica graffiante, invadente, energetica e piena di maledetto groove che la band propone con questo debutto. La cosa diversa, particolare, identificativa è che gli Slow Order non hanno nulla da dire… non c’è uno straccio di lyrics, pertanto il trio affida il loro messaggio alla sola musica che in questo album è esplosiva, travolgente, ricca di adrenalina e meravigliosamente oscura e decadente. “Bokor’s Call” carica le batterie, trasmette energia, rabbia, furia e sconvolgimento. “Crusade of Visigoth” è sporca e cattiva: gli strumenti sono esaltati, specialmente il basso che vomita linee aggressive. “Garage Anthem” è scoppiettante, fino all’improvviso rallentamento finale, dannatamente doom, riccamente ricamato da una chitarra esemplare. Musica intensa con “In The Centre Of The Sun”, pezzo ben suonato, ottimamente arrangiato e chiuso con una sorta di ambientazione sciamanica, che catapulta sulle tonalità intense delle forze oscure musicalmente descritte con “Pazuzu Master”, in un costante contrasto tra luce e tenebre, pieno di rivalità, decisamente non pacifico. Misticismo massacrato da ritmica esplosiva grazie ad una chitarra con i muscoli su “Sabbatai Zevi” (dal nome dell’autoproclamato messia ebraico del 1600), un pezzo capace di dar vita ad una chitarra fenomenale. La conclusiva “Wisdom Of The Universe” cambia direzione, instaura un muro acustico, inserisce sitar e suoni orientali, dando origine ad un vero senso mistico e quasi tribale… quel senso accennato durante tutto il disco ma finora deliziosamente violentato da chitarra e ritmiche poderose. Album che ad ogni ascolto cresce, diventa immenso, infinito: un universo musicale nel quale gli Slow Order accolgono nuovi seguaci; “Hidden Voices” non è altro che il rito di iniziazione. La porta d’ingresso verso un nuovo ordine, una nuova setta, un nuovo credo.

(Luca Zakk) Voto: 8/10