Ruthless-CoverArt-DimitarNikolov.psd(Pure Steel) La parabola dei californiani Ruthless è quella tipica delle band sorte alla metà degli anni ’80 che non sfondarono: mini album, full-“length” che diventa subito culto ma non li consacra, scioglimento pluridecennale, ricostituzione per suonare a un Keep it True (quello del 2009), ristampe di ogni tipo, disco di inediti. Ecco quindi, naturalmente per la Pure Steel records, il primo full-“length” in 29 anni, che presenta anche come bonustracks tutte le tracce dell’ep “Metal without Mercy”, del 1984. Nonostante i cambi di line-up (della formazione originale restano solo due membri, il guitarist Ken McGee e il cantante Sammy DeJohn), lo spirito degli eighties si conserva intatto in questo “They rise”. Alla ultraclassica opener “Defender” segue la più ritmata opener “Laceration”, che si ispira palesemente all’oscurità degli Helstar. Dannata e quasi doom la titletrack, con un andamento lento e mefitico; speed d’annata in “Hang Man”. Fulminante l’assolo di “Out of the Ashes”; l’unico mid-tempo, che disegna comunque un’atmosfera sofferta e priva di luce, è “Time waits”. Con il refrain cadenzato di “Systematic Terror”, che praticamente arriva dalle parti dello speed/thrash, il quadro è completo e tenebroso. US Metal per puristi, concepito con stile.

(René Urkus) Voto: 7,5/10