(Steamhammer/SPV) Trovo stranamente confortevole recensire una leggenda come Axel Rudi Pell. Probabilmente dovrei sentire quel brivido lungo la schiena, quella sensazione che il giovane kid prova al primo autografo del suo idolo. Quell’ammirazione che il giovane scudiero prova per il cavaliere che serve. Credevo mi sarei sentito diverso nel recensire il quattordicesimo album (senza contare le raccolte, le cover, i live  e gli album con gli Steeler, più altro materiale) di un personaggio che è sulla scena da quasi tre decenni,  vendendo oltre un milione e mezzo di dischi nel mondo, che con la chitarra ci sa fare divinamente bene, tanto da rapire sensazioni, rimescolarle in una melodia e restituirle all’ascoltatore arricchite di potenza e piacere. Insomma, stiamo parlando di una leggenda, di uno dei grandi del metal. Ma è proprio per questo che mi ritrovo tranquillo, che godo nell’ascolto, e che scrivo senza paura: Axel Rudi Pell è un rocker puro. E’ uno di noi. Appartiene ad un mondo che rappresenta quello che io stesso sono. Appartiene a quella gamma di musicisti metal, oggi over 40, che sono veri, potenti, reali. Gente che sa fare musica. Musica vera, musica che si suona dal vivo. Musica che si ascolta con le mani alzate, saltando, cantando. Questo ennesimo prodotto, “Circle of the Oath”, è di nuovo un capolavoro. Come tutti gli altri. Ovvio. Non servirebbe nemmeno recensire gente come questa. Heavy, ritmiche massicce, chitarre potenti,  canzoni estremamente catchy, tanto che potete fischiettare il disco sotto la doccia già dopo il secondo ascolto. Musica fatta per entrare dentro, per essere vissuta. Axel Rudi Pell gode anche di una line-up stabile, invariata da ben 15 anni. Questo garantisce che alla voce c’è ancora Johnny Gioeli, artista spesso sottovalutato, ma, a mio parere, cantante di immense capacità, a livello di altri grandi nomi quali Coverdale, Dio, Jørn Lande e Doogie White. Dieci tracce, perfettamente amalgamate, sapientemente distribuite. Un Axel Rudi Pell grintosissimo e molto rock’n’roll in “Before I die”. Coinvolgente con la power ballad “Circle of the Oath”. Riflessivo ed atmosferico “Bridges To Nowhere”. Estremamente elettrizzato in “Hold on to Your Dreams”. Maestoso con la lunga conclusiva “World of Confusion”.  Forse vi serviva una recensione che comparava dettagliatamente questo con gli altri lavori precedenti? Io me ne frego. Valuto questa opera come se fosse la prima. La valuto per quello che mi trasmette. Auguro a tutti di provare le stesse sensazioni. Questa è la religione che si chiama heavy metal. Axel Rudi Pell è una delle divinità.

(Luca Zakk) Voto: 9/10