copheidevolk3(Napalm Records) Sono un grande estimatore degli Heidevolk (lo dicevo già recensendo “Batavi” QUI) e saluto con piacere il quinto full-“length” degli olandesi, che stavolta si dedicano alle leggende della Veluwe, la regione boschiva più o meno al centro della loro terra. Lo standard qualitativo del loro songwriting ha ormai raggiunto livelli assai elevati, questo non si può negare; anche se ovviamente, ormai, le novità latitano, e la sorpresa che mi colse davanti a “De Strijdlust is geboren” non me la restituirà più nessuno… “Winter Woede” (‘La Rabbia dell’Inverno’) apre il disco in pieno stile Heidevolk, nella splendida sovrapposizione delle due voci di Mark Splintervuyscht e Lars NachtBraecker, dandosi ora a passaggi più folk (c’è sempre il violino), ora a sfuriate pagan (comunque mai esagerate). Una fiera melodia vikinga prevale in “Herboren in Vlammen” (‘Rinato dalle Fiamme’); splendidi anche i passaggi più epici di “De Hallen van mijn Vanderen” (‘La Sala dei miei Antenati’), che hanno un che di bathoryano. Funziona bene il violino (sempre lui) in “Het dwalende Licht” (‘La Luce vagante’, ovvero il fuoco fatuo), mentre “Drankgelag” (‘Ubriacandosi’) unisce i cori ‘muscolari’ tipici della band a una struttura quasi progressive. Splendida anche la titletrack, epica e maestosa fino al veloce break strumentale, e splendide le chitarre acustiche che animano la maggior parte di “Richting de Wievenbelter” (‘Verso la Montagna della Vedova’). Va ancora menzionata la solenne “Urth”, dedicata alla norna che tesseva (o forse tesse ancora…) il destino degli uomini e dei; la conclusiva “Vinland” è rivolta invece ai fan americani, presso i quali si è svolto l’anno scorso il primo tour extracontinentale della band. Abbastanza superflua la deluxe edition, che contiene soltanto tre cover: ma va dato atto agli Heidevolk di aver fatto ancora una volta centro.

(René Urkus) Voto: 7,5/10