copAGES(Black Lodge Records) Debutto immenso. Dopo tre singoli e con una formazione che risale solo al 2011, arriva il poderoso full length di questo trio svedese. Ma non si tratta di personaggi che si affacciano per la prima volta sulla scena: la line up vanta Andreas Olander (Volturyon, ex-Evangeli) e Daniel Beckman (ex-Evangeli, ex-Slumber) con l’aggiunta del bassista Brice Leclercq, il quale in passato ha militato con i Dissection (per esempio nel singolo “Maha Kali” del 2005) ed è stato anche bassista live dei Satyricon. Le otto tracce sono impeccabili ed offrono un black metal che rigenera -ed esalta- molte caratteristiche delle varie correnti del genere. Infatti, l’ascolto di “Malefic Miasma” fa pensare a quello che i Dimmu Borgir non sanno più fare (tanto che il vocalist ricorda Shagrath e le clean vocals riconducono decisamente a ICS Vortex…) ed in molti momenti dell’album tornano in mente proprio i Satyricon, come nella terza traccia, “Absent Tribulation”, che rappresenta -forse- l’esempio perfetto. Tra l’altro questa singola canzone porta in evidenza alcune parti di violino, che nel caso degli Ages non sono prodotte dalle tastiere, ma suonate da Eldhrimnir (stage name di Daniel Beckman), musicista che nell’album si spinge oltre, arrivando all’uso di strumenti etnici quali l’Oud (strumento a corde di origine araba). Un black metal decadente in perfetto stile svedese, cinico ed intellettuale come quello dei Satyricon, ma con una poderosa componente sinfonica la quale, comunque, non toglie mai spazio alla violenza delle chitarre. Ottima “Spawn of the Tyrants”, con quel feeling svedese ben radicato (aleggia lo spirito dei Dark Tranquillity…) con in aggiunta una certa malvagità più tipica del versante norvegese, e quella creatività che gli Ages sanno infondere alle proprie creazioni (proprio qui, per esempio, si sente chiaramente l’Oud). “Apotheosis” è più oscura e palesemente black, un altro pezzo che ricava lo spazio per quell’atmosfera sia trionfale che etnica, mentre risulta decisamente melodica “Ardent Storms”. Introspettiva e ricca di deliziose complessità “From the Ashes of Time”, lenta e decadente la conclusiva “Mountains Ablaze”. Un nuovo livello di black metal: dipinge scenari, crea sentimenti, materializza atmosfere in un tripudio di perfezione degli arrangiamenti, creatività ricercata, fantasia inesauribile, intensa innovazione e oscuro gusto melodico.

(Luca Zakk) Voto: 9/10