GDOB3-306P3R001.pdf(Svart Records) Spirituale ma dissoluto. Psichedelico ma pieno di natura. Finlandesi come la loro etichetta, offrono un sound dolce, ipnotico, in qualche modo liquido e coinvolgente. Ascoltando questo terzo loro lavoro si vola. Fuori dall’atmosfera. Tra soli e stelle. Galassie. Pianeti remoti. Magie sconosciute. Fantasie assurde. Divagazioni piene di colori ma anche immerse nell’oscurità. A volte ricordano gli Hawkwind, ma i Death Hawks sono comunque più cristallini, meno futuristici… quasi come se il loro divagare astrale sia meno fantascientifico e più sciamanico, più mitologico, più legato all’antichità che al futuro, connesso a rituali tribali anziché a spedizioni intergalattiche. Un po’ Doors, un po’ new age… Musica che dipinge una nuova era radicata in una antica, un sound certamente moderno ma meravigliosamente impostato sulla tradizione anni ’60 e ’70. Canzoni come “Hey Ya Sun Ra” e “Ripe Fruits” alterano le onde cerebrali. Pezzi come “Seaweed” incrociano un jazz con ambient, mentre pezzi come “Wing Wah” sono musica elettronica privata della componente fredda, della componente … elettronica. E il sogno viene reso palpabile, reale, presente con canzoni come “Future Moon”. Un disco che manda in confusione la mente, che cattura, ipnotizza. Che attraversa la mente. Lasciando un segno indelebile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10