(Nuclear Blast-Audioglobe) Giudicare e recensire un album dei Sonata Arctica è sempre molto difficile per il sottoscritto, che deve equilibrare l’entusiasmo del fan con l’oggettività dei risultati. Volendo quindi anticipare le conclusioni, possiamo dire che “Stones Grow Her Name” si colloca a metà strada, come sound e come riuscita, fra l’appena sufficiente “Unia” e l’ottimo “The Days of Grays”: è quindi un album che si inserisce bene nel nuovo corso (sempre più progressive e barocco) della band dopo l’abbandono di Jani Liimatainen, ma non raggiunge i risultati del diretto predecessore. Si percepisce proprio un piccolo calo d’ispirazione, speriamo non definitivo, che produce almeno un paio di riempitivi un po’ stiracchiati; ma alla fine la promozione è comunque scontata. “Only the Broken Hearts (make you beautiful)” ha subito il primo giro convincente, e stilisticamente si muove molto sulla linea di quanto abbiamo ascoltato in “Unia”. “Losing my Insanity” si apre invece su divagazioni pianistiche ma si rivela poi uno dei pezzi più guitar-oriented del disco. “Alone in Heaven” è invece la canzone che più riporta alle magiche atmosfere di “Reckoning Night” e per chi scrive è con ogni probabilità l’apice del disco. “I have a Right” ha un andamento ipnotico, mentre “Cinderblox” mescola un banjo western al power metal arrembante in doppia cassa per un risultato strano ma divertente. Non eccezionale ma neanche disprezzabile la ballad “Don’t be mean”; il disco si conclude con le parti II e III di quella “Wildfire” iniziata su “Reckoning Night”, anche se la struttura dei due brani ha poco a che fare con l’originale. Il songwriting di Tony Kakko è in questo caso decisamente effervescente e l’ascoltatore fatica un attimo a orientarsi nelle numerose variazioni di questi due brani, che insieme superano il quarto d’ora di sviluppo: violini, le chitarre più dure mai ascoltate in un disco dei Sonata, improvvise esplosioni sonore, voci fuori campo filtrate, e le consuete escursioni pianistiche. Peccato che Kakko sia troppo veloce per il mio inglese (e che il promo non contenga i testi) perché è evidente che i due brani sono legati da un concept allegorico. Disponibile anche in limited edition con bonustrack e in doppio vinile arancio.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10