copdispersion16(Autoproduzione) Nel 2013 i Dispersion incisero “Pillars”, un EP liberamente reperibile in rete (QUI), che sancì la nascita del trio trevigiano. “Pillars” infatti venne realizzato pochi mesi dopo la nascita della band e oggi la stessa si avventura nel terreno del concept album, il quale proclama e affronta il rapporto tra l’uomo e la natura. Una linea concettuale attraverso nove composizioni nellequali la band si lancia in cavalcate black metal, dal tenore post e con una sottile anima d’atmosfera o avantgarde, se preferite. Le canzoni dei Dispersion al di là del tema affrontato, a tratti sanno essere esempi estremi di colonne sonore, descrizioni nervose e rabbiose di idee e situazioni più ampie. Dunque un punto a favore, visto il discorso del concept intrapreso dal trio, urlato, spiattellato con forza e nervi, ma anche con un fare cinicamente studiato (in “Evolving Machines” sembrano la rivisitazione brutale dei Voivod). La band – fotografata da Monica QUI – elabora e tira fuori riff che sono maglie serrate e inarrestabili, accompagnate da una sezione ritmica fatta di cinici colpi e vibrazioni di un basso indemoniato. Il momento più affascinante di questo album è l’apertura, con “Hills of Pangea”, pezzo strumentale solenne, maestoso. “Tides of Ages” si estende per oltre quattordici minuti. Diventa un gioco di incastri scorrevole, un’alternanza di ritmi, situazioni e maglie di distruzione. La prima parte di “Earth Shrine” è molto ‘post’: post metal, post black metal, ha un clima d’atmosfera e un umore struggente, proprio come da copione ‘post’. C’è un senso di devastazione in questo album, qualcosa di molto forte, un messaggio che fa breccia nella mente dell’ascoltatore e tutto questo attraverso un sound allucinante e che sa tanto di marchio di fabbrica, di stile proprio.

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(Alberto Vitale) Voto: 8/10