(To React Records) Mi concedo un momento di relax. Metto le cuffie, accendo lo stereo e mi accomodo nella mia sala musica. I Draugr nel player. Impatto improvviso. Risveglio da un torpore millenario. Vengo scosso dall’introduzione cinematografica, preludio a battaglie, sudore, cavalli. Il relax si trasforma in ansia. Adrenalina. Energia che si scatena da dentro. Parte il blast beat di “The Vitulean Empire” (l’unico pezzo in inglese dell’album). Svafnir grida imbestialito. Black metal tirato, brutale… poi il cambio: Flauti. Effetti. Atmosfera. Ancora rumori di battaglia, grida. In un solo pezzo c’è un intero film, e la musica copre pagan metal, symphonic black metal, folk. I Draugr mi danno il benvenuto nella loro avventura, nella loro storia, raccontata nei dieci capitoli che compongono questo concept album. Un mondo pagano che sta morendo, bruciando. Dei guerrieri, un eroe, si battono contro l’invasione della chiesa, della cristianità che ancora ci affligge. Anno 392. L’imperatore Teodosio dichiara il cristianesimo religione unica. I riti pagani sono banditi, puniti, violentemente aboliti. Spada, sangue, fuoco. Questi guerrieri dell’Italia antica si ribellano. Meglio la morte con le armi in pugno, che la genuflessione davanti ad una falsa divinità che rende schiavi. Draugr con il suo manipolo di uomini si batte, fiero, fino alla morte. Da uomo libero. Glorioso. Eterno. Un’esperienza totale, assurda, questo “De Ferro Italico”. Un’avventura che l’ascoltatore vive direttamente, sentendone la forza, la sofferenza, la gloria, i valori. Una geniale rivisitazione del concetto anti cristiano, e della fede pagana. Il tutto in chiave Italica, rendendo drammaticamente vicine le vicende narrate, a causa delle quali ancora oggi, stiamo pagando le conseguenze. L’album alterna la voce del narratore alla la furia del growl delle parti cantate. La musica è un’autentica colonna sonora, arricchita da strumenti come il flauto, da cori, effetti speciali e suoni altamente descrittivi (come l’orgia descritta in “Roma Ferro Ignique”, impressionante). Con estrema abilità i Draugr fondono musica e testi. Ogni suono è perfettamente concepito per arricchire il concetto espresso nel testo. In molte occasioni le frasi del narratore sono enfatizzate dagli strumenti: rabbia, in una battaglia. Musica osannante quando si parla di gloria. Struggente quando si muore. Adoro questi dettagli. Dimostrano che l’opera è stata concepita come un’unica struttura, un unico macigno sonoro pensato per emozionare, stupire, esaltare. Difficile scegliere le tracce che più spiccano: si tratta di un’unica canzone divisa in capitoli. Sicuramente risalta il capitolo intitolato “Suavetaurilia”, contenente il desiderio di rimandare i cristiani in pasto ai leoni, o l’epica conclusiva “De Ferro Italico”, dove i valori veri dei personaggi inventati emergono e colpiscono l’ascoltatore come una scure in un campo di battaglia. L’eroe viene colpito, ferito, offeso. Ma non si genuflette. Mai. Muore, fiero, libero, glorioso. Il mio momento di relax è diventato una battaglia epica. L’odio verso la chiesa si amplifica con questo nuovo modo di fare black metal, sia per l’esperienza del viaggio attraverso la storia, sia per la vicinanza alla nostra cultura. Passano i sessanta minuti, la durata dell’album. Guardo la spada medioevale che conservo nella mia sala musica, la quale attende, paziente, appesa al muro. Desidero il sangue, le decapitazioni, una battaglia, una vendetta ma, prima di tutto il resto, la libertà. L’unico valore per il quale ha senso morire.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10