(Cyclone Empire) Intrappolati nella brutalità dei riff. Catturati dalla massacrante batteria. Rapiti dagiri ritmici strappa vertebre. Avvolti da un basso potente, metallico, schietto. Questa è la sensazione che si prova ascoltando questi quattro olandesi, che offrono un album death metal diretto, facile da assimilare, ricco di energia e perversa atmosfera. Nel 2012 è molto difficile fare del vero death metal grezzo e brutale senza sembrare solo un’altra band del genere, senza sembrare puro inquinamento acustico. Nel 2012 occorre suonare bene, avere pezzi catchy, pezzi strettamente death metal, ma che s’installano nel cervello dell’ascoltatore. Occorre sapere far musica. Occorre avere il talento e l’intelligenza per creare una hit, invece di una semplice canzone. I Bodyfarm ci riescono. Lo fanno con 40 minuti di death forte, farcito abbondantemente da quelle ritmiche mid tempo perl’headbanging più selvaggio, cosparso di riffoni pesanti e cadenzati, dominato da una voce sepolcrale, disumana, ma chiara e definita. Il risultato è una fluidità di ascolto mostruosa. Sono fantastici. Davvero:i Bodyfarm ingoiano l’ascoltatore, lo masticano come un mostruoso ruminante uscito da chissà quali putridi inferi,e lo sputano dopo l’ultima traccia, una cover dei Massacre (Kam Lee ne è cantante ospite).Non posso ignorare quella sensazione che provo ascoltando i Sodom più gloriosi, solo che qui c’è una massiccia iniezione di God Dethroned e Bolth Thrower. “The Butcher” apre il bagno  di sangue dopo l’inquietante intro. Il pezzo vi annuncia quali sofferenze dovrete subire, una via crucis discendente a spirale verso le violente fiamme dell’inferno: la ritmica è devastante, i riff sono malvagi e ipnotici, e il basso aggiunge un senso di perdizione ancora maggiore. “Sleep Terror” alterna brutale velocità a mid tempos con subdole melodie di chitarra, mentre Thomas Wouters vomita, rigurgita, le sue blasfemie dentro il microfono. “Iced” è meravigliosa, con il suo motivo a base di ritmiche sotto steroidi.  “Tombstone Crusher” sembra uscita da “Agent Orange” dei Sodom, ed è un’autentica fonte di forza, impossibile resistere, impossibile tenere ferma la testa. Probabilmente uno dei pezzi migliori dell’album in termini di efficacia e sanguinolenta precisione. “Malevolence” ha il piacere di tritarvi il cervello per più della metà della sua durata, per poi sfociare in un epico intermezzo cadenzato il qualetocca l’orgasmico apice con uno dei tanti assoli super veloci con i quali i Bodyfarmdeflorano l’ascoltatore, costantemente, senza pietà, durante tutto il platter. “I Am The War” è una totale dichiarazione di intenti. Intenti marci, cattivi, brutali. Un pezzo portentoso, con un’energia bestiale e una melodia nostalgica, colonna sonora di vite scorticate dalla lama affilata ed implacabile della guerra. Se il death vi aveva stancato o annoiato. Se vi mancava quella vena pura senza troppi dettagli tecnici, senza troppi tempi a metrica complessa troppo prog, se per voi il death meatal è sangue che scorre a fiumi, ematomi sparsi e denti spezzati… allora la vostra famelica ingordigia, il vostro perverso gusto sadico e quell’inconscio desiderio di essere fatti a pezzi verranno appagati. Completamente. Bodyfarm, la fattoria dei corpi. E voi siete materia prima.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10