copepica(Nuclear Blast) Ritornano gli olandesi Epica, dopo due anni dallo stupendo “The Quantum Enigma”, con un album che si discosta in parte dallo stile magniloquente e pomposo che caratterizzava il precedente. “The Holographic Principle” mantiene, infatti tutte le caratteristiche che sono alla base del sound degli Epica, ma gli arrangiamenti sono questa volta più snelli, con le orchestrazioni presenti in maniera massiccia, ma non così predominante come erano su “The Quantum Enigma”. La band deve avere capito che proseguendo verso quella direzione, si sarebbe allontanata troppo dalle sonorità metal, che sono la base del proprio stile. In un certo senso, i nostri hanno adottato la stessa scelta fatta anni fa dai Rhapsody dopo “Symphony Of Enchanted Land”, anch’esso ricco di orchestrazioni, per dirigersi verso lidi più heavy con il successivo “Dawn Of Victory”. I brani sono più aggressivi, con le chitarre che si fanno sentire come mai era capitato nella discografia degli Epica, con riffs potenti e ricchi di groove, riuscendo a fondere il metal moderno e “panterizzato” con il power/Symphonic metal. Le linee vocali sono accattivanti come non mai, con la voce di Simone Simons che disegna melodie immediate, quasi pop, senza mai scadere nel banale e melenso. La produzione è meno patinata rispetto al precedente lavoro, e se questo toglie un po’ di magniloquenza al sound della band, sicuramente dona un taglio maggiormente heavy alle composizioni. Un album ottimamente bilanciato tra aggressività e melodia, dove la band evita di strafare in sterili esercizi di stile, puntando su brani potenti ed immediati, senza per questo sacrificare la solennità delle parti sinfoniche.

(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10

(Nuclear Blast) Ci sono moltissime band che, quando raggiungono il successo, diventano ‘antipatiche’ a chi le seguiva dall’inizio: perché si svendono, perché si riciclano stancamente, perché si commercializzano… gli Epica sono forse una fortunata eccezione, una delle poche formazioni che ha riscosso unanimi consensi per praticamente tutto quello che ha prodotto. Il loro settimo album ha come tema la realtà virtuale e l’inquietante possibilità che anche la nostra realtà sia un falso, un ologramma… e non so quanto i nostri si siano documentati, ma alcune delle più ardite teorie astrofisiche odierne sostengono una tesi più o meno simile! “Edge of the Blade” offre il giusto compromesso fra suoni boombastici, melodia, e passaggi d’atmosfera: non aspettatevi quindi una opener sparata a mille, ma un brano più meditato senza perdere in forza d’impatto. Charmante il giro di tastiera che guida “A phantasmic Parade”; aggressiva “Divine and conquer”, con le parti più lunghe eseguite in growling da Mark Jansen. Maestosi oltre ogni dire i cori di “Beyond the Matrix”, sicuramente il miglior brano del disco: verrebbe da dire che gli Epica hanno qui risuscitato lo spirito dei migliori Nightwish, ma sarebbe uno sminuire l’originalità e le capacità degli olandesi. Da pelle d’oca il crescendo di “Once upon a Nightmare”, mentre l’ottima “Dancing in a Hurricane” mescola suggestioni orientali e passaggi cinematografici. Un disco così non poteva che concludersi con una sontuosa suite di quasi dodici minuti, “The Holographic Principle – A profound Understanding of Reality”: l’inizio mi ha un po’ ricordato le atmosfere di “Empire of the Clouds” degli Iron Maiden, ma quindi il brano diventa 100% Epica, forte di una melodia portante molto intensa e di tutto ciò che fa il successo di un brano symphonic metal. Potenti, poetici, estrosi, gli Epica ancora una volta colgono nel segno.

(René Urkus) Voto: 8/10