coptheblackc1(autoproduzione) Quel senso di disagio e turbamento che popolano un’atmosfera mentale ormai torbida, emerge d’improvviso in “Gate”, opener di “Fragments”. Il clima di questo pezzo trova conferma anche nei successivi. Groove, giochi di synth densi e che ingrigiscono l’atmosfera, chitarre forti, i ritmi solidi, melodie che collassano ed esplodono e poi il germe dei Nine Inch Nails e di altri. Per quanto “Fragments” possa sembrare oscuro, grigio e ammalato, Paolo Navarretta, titolare di questo progetto musicale, dimostra di avere molte idee e con le quali si familiarizza in fretta. Sono dieci canzoni che per buona parte riescono a essere anche fruibili, come la malinconica “Wheel” che un pochino ricorda i meravigliosi The God Machine. Tuttavia quel senso ibrido tra industrial, groove metal, alternative rock è la portante dell’album: “Fragments” vive di una buona esecuzione da parte di Navarretta (voce, chitarra e tastiera) e di chi lo accompagna, di una produzione generale ottima (sempre il Navarretta), ma soprattutto da questo fondere insieme più elementi che rendono pieno di passaggi inaspettati la landa oscura e malsana che è appunto “Fragments”. Buona composizione anche “Ghosts” e la coppia finale “Rising” e “Pieces” (tutte le canzoni hanno come titolo una sola parola) ma complessivamente i tre quarti di ora totali di “Fragments” sono una buona esposizione di quel sound tra metal, rock e altro che ha saputo esprimersi al meglio negli anni ’90. Un crossover d’intenti e di stile, abbinato a una buona costruzione delle canzoni, le quali si assimilano dopo pochi ascolti. Navaretta ha proprio il merito di avere concepito della musica che non ci mette molto a diventare una parte dei ricordi e dello spirito di chi l’ascolta. Un’autoproduzione davvero ammirevole, ascoltabile QUI.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10