copdreamarcher(Indie Recordings) Debutto strano… un album assurdo, complesso, fuori di testa. Dare un voto sarebbe troppo soggettivo, troppo personale. Quasi intimo. Secondo me, giudicare una band significa vestirsi con un velo di onnipotenza -si spera supportato da una certa esperienza che non è sempre assicurata nell’ambito della stampa odierna- e valutare diversi aspetti tecnici ed emozionali della musica per scrivere un opinione, dire se quelle canzoni siano buone o meno. Ovviamente questa onnipotenza deve saper prevedere il futuro, deve saper capire cosa piacerà alla gente, specie quando ci si trova davanti a ‘qualcosa di nuovo’. Date queste premesse, considerata la palese direzione sul versante ‘qualcosa di nuovo’ dei Dreamarcher, mi trovo davanti all’abissale bivio del giudizio, e mi chiedo: oggi … che ci sia qualcuno al quale piace questo genere il quale … non è un genere? Domani, o in un futuro più o meno vicino, ci saranno masse di fans che vorranno questo genere … ignoto? E se i Dreamarcher fossero troppo avanti? O magari siamo già giunti ad una svolta stilistica epocale e non ne siamo ancora accorti? Io non lo so e quindi mi tolgo quel velo, lo lascio a qualcun altro… e me ne torno dentro alla mia persona, nell’ambito del mio parere personale alimentato semplicemente e solamente dalle mie sensazioni. Quindi ascolto “Dreamarcher” e mi lascio andare. Questo disco lo puoi capire completamente al primo ascolto, o forse dopo dopo dieci, cento ascolti. O forse non lo puoi proprio capire. È un disco che si può amare dopo trenta secondi o odiare immediatamente … o anche dopo il quinto ascolto. È un contrasto costante e per giunta voluto dagli artisti, tanto che lo esprimono sia nei testi che musicalmente. Ma è proprio la musica che sorprende per l’incredibile mix di generi che vanno e vengono, appaiono e scompaiono… sempre con un livello tecnico superlativo (i quattro musicisti provengono tutti dal Jazz) ed un fattore sorpresa… imprevedibile. E sapete cosa sento? Musica molto complessa, piena di cambi assolutamente strani, tempi variegati, misure complesse… ma sempre dannatamente coinvolgente ed attraente! Rendere fruibile e diretta una tale complessità stilistica non è facile e richiede un talento non certo convenzionale. Senza contare cosa serve per comporre un’opera del genere. Ma alla fine… vi (mi?) chiederete, cosa diavolo fanno questi Norvegesi? Non lo so. Io non ve lo so dire. Non sono onnipotente… ma credetemi: sono geniali e questo disco è un’assoluta meraviglia!

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10