(Nuclear Blast Records) Dopo tre recensioni (ci arrivate da qui), è ora che io e i Battle Beast facciamo definitivamente i conti. Sarà che invecchio, sarà che il disco è breve, sarà l’uscita di formazione del principale songwriter Anton Kabanen, sarà che magari i nostri hanno un momento difficile… ma stavolta non me la sento di lodare (pur con tutti i se e i ma con cui l’ho fatto in passato) un album dei pur simpatici finlandesi. Perché “Bringer of Pain” è quasi una parodia di ciò che l’ha preceduto: gli aspetti ‘sbarazzini’ e leggeri del sound hanno definitivamente preso il sopravvento sul classic metal degli esordi, e troviamo dieci brani che talora fanno pensare solo all’hard rock patinato, se non addirittura al pop anni ’80. In senso assoluto questo non è un male, ma allora la platea a cui rivolgersi non è più quella dei metallari: e se ci aggiungiamo che stavolta, tranne un paio di eccezioni, mancano pure i ritornelli e i giri vincenti, allora sì che è un problema! Ed evitino per favore i nostri, nelle interviste, di dire ancora che si ispirano ai Judas Priest… “Straight to the Heart” ha delle tastiere fin troppo squillanti e canzonatorie: solo una ‘canzonetta’, che non resta nella memoria. Power/speed grintoso per la titletrack, che, va detto, funziona molto meglio; si alza il tasso di melodia in “Beyond the burning Skies”, altro pezzo senza infamia e senza lode. La parte parlata molto lunga rovina un po’ “Familiar Hell”; elementarissima “Bastard Son of Odin”. Gli unici sprazzi di ‘serietà’ si colgono in “We will fight”, perché “Dancing with the Beast” praticamente non è metal (e preferisco sospendere il giudizio sulla canzone), e la ballad conclusiva “Far from Heaven” è onestamente troppo laccata. Difficile, dunque, premiare un disco del genere, che fa della faciloneria la propria arma ‘vincente’.

(René Urkus) Voto: 5,5/10