(Crash & Burn Records) I varesini Nekrosun sono ambiziosi e sicuri di sé, ma decisamente se lo possono permettere: dichiarano di suonare, nel loro secondo album, ‘unlimited metal’, in un continuo intreccio di generi e sonorità, e inoltre con una forte filosofia alle spalle, elaborata dal singer e autore dei testi Alberto Bernasconi. E dando una scorsa alle liriche bisogna davvero dire che esse sono la marcia in più della formazione lombarda: mai scontate, problematiche, pervase da un estraniante senso di religiosità e spesso da una cupa e sfaccettata disperazione che mi ha molto ricordato le composizioni di Darren J. White (primi Anathema, Serotonal, The Blood divine). “When a fallen arises” offre effettivamente un mix di generi e atmosfere che possiamo riassumere sotto l’etichetta ‘progressive’ solo per semplicità: in ogni caso il sound non è mai troppo estremo, anche se seguire lo schema del brano diventa possibile soltanto dopo ripetuti ascolti. “Hateseed” ha un impianto più serrato, a tratti epico, dominato da tastiere pesanti e con parti in growl. In “Cryostasis” il cantato di Bernasconi si fa ancora più versatile e cangiante, poi il disco entra in una fase più oscura e soffocante, ad esempio con i toni oscuri di “The Lighthouse is crumbled down”, o con gli sprazzi d’organo e i cori bombati di “Once for all!”. Il compimento di tutto sta quindi nella conclusiva “Litania”, dove il lirismo e la teatralità del sound e del singer raggiungono il proprio culmine. Di certo “The Grace of Oxymoron” ha un elevato grado di intellettualismo e complessità, di fronte al quale molti potrebbero abbandonare il campo: come sempre, tuttavia, consiglio di dare una chance a quei pochissimi dischi che dicono davvero qualcosa di nuovo, e sono in grado di dare una piccola scossa al mercato.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10