(Napalm Records) Quinto album per Warbringer, band che solo un anno fa era sul punto di sciogliersi, dopo il mezzo passo falso del precedente lavoro “Empires Collapse”, caratterizzato da sonorità lontane dal thrash furioso a cui i nostri ci avevano abituato. Parto subito dicendo che “Woe To The Vaniquished” si candida ad essere tra i migliori thrash metal albums usciti ultimamente, e sicuramente il miglior lavoro della carriera dei Warbringer. La band riesce nell’intento ambizioso di combinare il thrash metal degli esordi influenzato sia dalla scena americana (Exodus su tutti) che tedesca (i richiami ai Destruction sono piuttosto evidenti), con le sonorità più intricate e in un certo senso progressive che caratterizzavano “Empires Collapse”. “Silhouettes” apre le danze con riffs velocissimi, devastanti, che mettono subito in chiaro il ritorno a sonorità tipicamente old school. “Remain Violent” è caratterizzata da un riffing cadenzato, alla “Toxic Waltz”, decisamente pesante ed incisivo. “Divinity Of Flesh” richiama inizialmente la scena estrema, con blast beats e riffs dissonanti dal sapore black metal, mentre la conclusiva “When The Guns Fell Silent” è una suite di undici minuti suddivisa in cinque movimenti, dalla struttura melodica ed un’epicità quasi cinematografica. Un ritorno in grande stile per una band bollata troppo presto come finita, che ha saputo rialzare la testa consegnandoci questo autentico gioiellino di thrash metal furioso e ben costruito.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10