(Explorer1 Music) Dal 2003 ad oggi i Voodoo Six hanno infilato una serie di album, sei, di buona o ottima fattura. Anche l’acerbo “Feed My Soul”, il debut album, ha messo in luce qualità melodiche e di costruzione dei brani affatto trascurabili. Proprio la costruzione dei pezzi, il comporre insomma, è stato qualcosa che ha sempre contraddistinto i britannici. Del resto Richie Faulkner dei Judas Priest arriva proprio da questa band. Inoltre si ricordi che i Voodoo Six hanno aperto più volte per gli iron Maiden, nell’ambito di un cameratismo britannico spesso dimostrato dalla Vergine di Ferro. A conferma di ciò anche l’essere in tour anche con i British Lion di Steve Harris. Ormai stabilitosi in formazione già dal precedente album “Make Way for the King”, il cantante Nik Taylor-Stoakes è la voce di questa musica ancorata all’hard rock che canzone dopo canzone implementa qualche tratto distintivo. L’opener “The Traveler” potrebbe indurre a credere che la band si sia spostata con questo album verso lo stoner, ma non è affatto così, visto che la successiva “Gone Forever” è un hard rock molto articolato con un supporto di synth orchestrali che stravolgono quanto l’opener possa far credere. Evitando un seriale track-by-track, i Voodoo Six espongono diverse buone canzoni. “Inherit My Shadow” andrebbe menzionata per il suo graffiare potente, alternato a giochi quieti di fraseggi e arpeggi di chitarra a luci basse. “Lost” potrebbe ricordare qualcosa dei Pearl Jam, “Broke” riprende il suonare graffiante e svelto con synth di accompagnamento e “Lost” ha qualcosa dei Led Zeppelin. “Never Beyond Repair” è la ballad perfetta per le radio e “One of Lie” chiude l’album di nuovo con riff fulminanti, articolati e l’orchestrazione sintetica di sottofondo. Nik Taylor-Stoakes offre dunque una prova maiuscola, non da meno però le due chitarre e la sezione ritmica.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10