(Napalm Records) Ho sempre pensato, con non poca ipocrisia, che su certe cose non si scherza. La guerra, tutte le guerre, sono per me un tabù abbastanza grande, lo ammetto. Ecco quindi che gruppi come i Sabaton sono visti dal sottoscritto con molta diffidenza, perché il modo in cui trattano certi temi per me è inconcepibile. Invece i 1914 rappresentano una importante eccezione alla regola. In soli sette anni hanno pubblicato tre album, questo compreso, oltre ad una serie di EP e collaborazioni varie, ma usando il death e, in parte, il black per descrivere la gravità e la solennità dei conflitti, con un certo distacco che non va mai a celebrare o a decantare nulla, pur nonostante usando paradossalmente sempre delle atmosfere anche epiche. Insomma, basterebbe fare anche un breve confronto tra le copertine dei due gruppi per capire l’abissale differenza che li contraddistingue. Ecco allora che siamo giunti al terzo capitolo della discografia degli ucraini. E devo dire che la prova è bella che superata, in modo brillante direi. Una decina di tracce (9, se togliamo intro e outro, che confermano quanto di buono fatto sinora dal gruppo. Un concentrato di cattiveria, aggressività e passione per il death marcio. Suonato, registrato e prodotto con dovizia di qualità, in modo da avvolgere l’ascoltatore in un limbo di disperazione e dolore quale è il conflitto. Signori, diamo il benvenuto a un nuovo gruppo tra quelli che contano…

(Enrico MEDOACUS) Voto: 9/10