
(Darkside Records) Secondo full length per Antiquus Infestus, formazione nata nel 2011 lungo l’asse Cesena – Roskilde dalla collaborazione tra il chitarrista Malphas e il cantante Sverkel, ai quali si unisce il prodigioso bassista Asmodeus come membro ufficiale, nonostante non partecipi alle incisioni del debutto “Isfet”, ottimo esempio di black metal freddo, crudo e dissonante mescolato con la ferocia del death metal, genere ulteriormente palesato dal potente growl di Sverkel. A distanza di dieci anni la band ha spostato la base operativa in Toscana, precisamente a Prato, e nel frattempo Sverkel abbandona il microfono, pur partecipando al processo creativo del nuovo album eponimo, il quale vede ora Malphas alla voce e soprattutto la presenza effettiva di Asmodeus, in grado di donare una marcia in più con il suo basso fretless. Queste due importanti novità evolvono in maniera decisa il sound della band, grazie anche a una produzione corposa, potente nei momenti più groovy eppure in grado di valorizzare appieno le gelide dissonanze tipicamente black. L’avvicendamento dietro al microfono lo considero un miglioramento, visto che considero la voce di Malphas decisamente più versatile rispetto a quella del predecessore, in grado di passare dalle harsh vocals al growl con una certa disinvoltura, ricordandomi spesso Shagrath ai tempi di “Enthrone Darkness Triumphant”. Il lavoro di Asmodeus è invece impagabile, regalandoci suggestivi contrasti quando si esibisce in virtuosismi mentre le chitarre macinano riff scarni e gelidi, e contribuisce a creare un denso wall of sound nei momenti più death oriented. Un album in cui la violenza non è mai fine a sé stessa, dove le due anime si scontrano creando un caos organizzato in grado di generare atmosfere folli e cupe allo stesso tempo.
(Matteo Piotto) Voto: 9/10




