(Satanath Records / Duplicate Records / Black Blood Records) Duo composto dal batterista e tastierista russo Aleksey Korolyov (ex Taiga, anche boss della pubblicante Satanath Records) e dal tedesco Tino Thiele (boss della Ewig Records oltre che attivo con Metamorph, Wulfgar, Phreneticum e altre band/one man band), impegnato in un black dal sentore atmosferico, drammatico, con interessanti divagazioni doom. Abigorum fu un’idea di Aleksey, progetto originariamente solista con tendenze dark ambient, poi cresciuto fino ad essere un trio (nell’album di debutto c’era anche la bassista tedesca Sandra Batsch, recensione qui) ed ora finalmente assestatosi come duo, nel quale il tedesco è impegnato con chitarre, voce e testi, mentre il russo si occupa di batteria e quelle tastiere che hanno segnato la nascita dell’idea di base. “Vergessene Stille” è un disco suggestivo, intrigante, con un incedere che materializza un senso di mistero; sono solo cinque brani, ma quasi tutti molto corposi e perfetti per scandire questo ‘Silenzio dimenticato’, in quanto generalmente lenti, ricchi di teatralità ed atmosfera tetra. La lunghissima opener “Erhebt eure mit Blut gefüllten Hörner” spazia dal doom atmosferico al black lento esaltato da tastiere gloriose, linee di basso carnali, arpeggi mefitici e linee vocali laceranti. Più travolgente “Der geheimnisvolle Käfig”, traccia volutamente ossessiva e a tratti deliziosamente ipnotica, mentre la title track è uno strumentale che si erige su un black di matrice drone, industrial ed atmosferico, con un sentore cosmico dentro il quale trova vita quel silenzio psichedelico menzionato dal titolo dell’album. Poderosa “Zerbrechlicher kleiner Geist”, canzone che alterna atmosfere epiche ad un incedere cadenzato, marziale, sempre ricco di magnetismo… tanto che il cantato in tedesco non può non farmi venire in mente i mitici Lunar Aurora. La chiusura del disco viene affidata ad una breve divagazione (“Rast und Abschied”) con tendenze apocalittiche, tre minuti di rumori e suoni cosmici che amplificano quel senso di gelo siderale che si percepisce durante l’ascolto dell’intero lavoro, un album oscuro, lento, incisivo, sulfureo, astrale. Quaranta minuti di musica avvolgente, ricca di personalità anche se non vengono nascoste influenze storiche, Burzum tra tutti. “Vergessene Stille” offre melodie grandiose, regala molto spazio agli strumenti generando una nebbia mefitica che avvolge l’ascoltatore, trascinandolo negli inferi, annegandolo in quel mistico silenzio dimenticato.

(Luca Zakk) Voto: 8/10