(Dead Seed Productions) Un album che passa per le mani di Keith Hillebrandt, produttore musicale, autore di suoni, esperto di missaggio e di remix che ha interagito con David Bowie e Nine Inch Nails, per citare due nomi illustri, il quale ha ben smussato e ordinato le idee degli Aborym. Il missaggio e masterizzazione sono di Andrea Corvo, per la sua seconda volta con la band. Hillebrandt avrebbe anche dovuto seguire il missaggio ma… si è poi rotto il settimo sigillo… Un nuovo album da una delle realtà più brillanti della scena metal italiana. Attivi dai primi anni ’90, una buona sfilza di album che con “Hostile” sono undici, gli Aborym concedono la loro creatività con gli schemi più plausibili: elettronica, industrial, sperimentazione e una trama di carattere metal e non. “The Persuit of Happiness”, “Horizon Ignited” e ”Magical Smoke Screen” sono magnifiche esposizioni di come l’elettronica diventa un mezzo per creare, sperimentare, avanzare verso territori definiti o indefiniti. Dopo la trilogia “Something for Nobody” (insieme di remix, inediti, brani live) e l’album “Shifting.Negative”, c’è stato un percorso affatto breve in quanto l’album è stato scritto tra il 2018 e lo scorso anno, poi elaborato in studio durante il confinamento da Covid-19 e con la sinergia di tutti gli elementi della band e dunque non con il solo input di Fabban, unico componente degli esordi ancora in formazione. Gli Aborym sommano strati di elettronica a deformazioni sonore, con impeti sia metal (“Stigmatized (Robotripping)”) quanto rock (la sognante ed espressiva “The End of a World”) e sconfinando in frammenti di pop. Con “Hostile” il termine industrial diventa stretto, quello metal a tratti abusato. Vanno oltre la psichedelia gli Aborym sconfinando in territori dei Nine Inch Nails, magari dei Mysticum, arrivano anche a superarli senza impantanarsi in revival. Quattordici pezzi, ma all’origine la band ne ha scritti di più, per oltre un’ora di musica che modula momenti di calma ad altri evasivi oppure frenetici, attraverso una elaborazione che alla fine rende tutto chiaro.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10