(The Path Less Traveled Records) Un concentrato di rabbiosa violenza che non si priva di qualche idea sperimentale, è questo l’esordio dei californiani Abstracter. I loro pezzi sono la fusione di più idee, di tipo sludge, post metal, avantgarde. “Walls That Breathe” è un groove inacidito e “To Vomit Crows” è l’impetuoso abbraccio tra lo sludge il post metal. Due pezzi che arrivano ai 10′, mentre “Ash” arriva a 16′ e si rivela come una lenta marcia funebre. Tre esternazioni di energia pura, incise attraverso un equipaggiamento analogico da John Garcia, un ingegnere del suono che ha precedenti con Depeche Mode e Melvins, ma il missaggio è opera di Greg Wilkinson, mentre il mastering è di James Plotkin, noto per aver lavorato con Isis, Sunn O))) e OLD. Credenziali di tutto rispetto, ma necessarie per architettare questo universo di sensazioni e dimensioni che è “Tomb of the Fathers”. L’album è una marea turbolenta che sommerge e porta via l’incauto ascoltatore.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10