(Avantgarde Music) Il settimo peccato capitale per i funerei italiani Abysmal Grief. Ed è anche una specie di ritorno al doom per l’etichetta italiana, solitamente impegnata in varie forme di black metal, ma evidentemente ora ben cosciente che il vero male, che la morte, che le tenebre spesso non sono legate a sonorità estreme e super veloci. Anzi. Con il settimo sigillo degli Abysmal Grief la formula non cambia: i riff taglienti di Regen, apparentemente semplici ma crudelmente efficaci; le tastiere liturgiche pregne di dannazione, inneggianti alla condanna, colonna sonora della dipartita, del riposo perenne. Della decomposizione. Il ritrovato trio offre la perversa melodia dal gusto esotico di “Deus Cornatus”, mentre la title track riesuma gli Abysmal Grief in tutto il loro tetro splendore, con un brano che non vede l’ora di essere celebrato dal vivo, tra lumini votivi e luci rosse come le fiamme dell’inferno. Regna il male in ”Ieambulacrum Luctus”, “Lumen ad Urnam” è il corteo funebre che porta alle tombe del doom pesante e trionfale di “Corpus Mortuum”, il quale catapulta dentro gli spasmi morenti della favolosa e imprevedibile “Speculum Fractum”, brano che tra le altre cose ci regala un assolo dannatamente irresistibile. Come epilogo, il requiem lugubre e privo di speranza della conclusiva “Lamentum”, uno strumentale struggente e pregno di dolore… sia carnale che spirituale. Quei riff ripetitivi, ossessivi, micidiali. Quelle atmosfere così dissacranti e suggestivamente lugubri. Un album che striscia dentro i concetti terreni della morte, riflettendo su pratiche esoteriche miste a superstizioni religiose: musica incompatibile con la luce del giorno, con il tepore, con la vita. Musica da ascoltare religiosamente solo nelle ore notturne. Musica nata nelle tenebre e pensata per la notte. Perché la notte dipinta sulla tela degli Abysmal Grief è un campo santo silenzioso in cui ogni suono diventa più intenso, è un’antica orchestra dissonante di ombre che accorda il ritmo del nostro riposo. Del nostro riposo eterno.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10