(Hammerheart Records) Intitolare un album “Versetti Neri” e chiamarsi Acod, vuol dire creare una sorta di grimorio non solo dal punto di vista testuale ma, soprattutto, sonoro e sia esso pomposo, solenne, maestoso e non da meno intenso nelle melodie e, proprio come un grimorio, avere un taglio dinamico, trasversale, quasi ‘onnisciente’ nella sua stessa materia sonora. I francesi Acod in “Versets Noirs” mettono la loro identità, inserendovi infatti elementi groove metal, blackened death metal, atmospheric, gothic, symphonic e via dicendo. Un insieme che apre continuamente scenari nuovi, diversi da quelli che li hanno preceduti, in sintonia con questo clima generale fatto di mistero, magia, cerimonialità. “Versets Noirs” rappresenta una istantanea di cosa possa essere oggi il metal, in questo suo ibridarsi tra generi, tra correnti e stili e per essere alla fine qualcosa che sembra ma mai lo è del tutto. C’è il doom metal, oppure non lo è totalmente e lo stesso discorso è esteso al black, al symphonic e a tutte le intenzioni di stile che alla lunga non riescono a creare un solo genere specifico, ma certamente un unico scenario dalle tinte comunque fosche. Tra i Cradle Of Filth e SepticFlesh, tra i Rotting Christ e i Samael, gli Acod creano questa dimensione nella quale il loro credo musicale è un amalgama di influenze e aspirazioni per un’architettura generale suprema, vasta e ambiziosa. Si respira un clima occulto, filosoficamente spirituale, tra riff velenosi e rullate ritmiche anfetaminiche, con Frédéric Peuchaud alla voce e Jérôme Grollier al resto degli strumenti per edificare un totem, riferimento di un rituale oscuro, folle, perduto nel tempo.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10