(Napalm Records) Gli Alestorm ad un certo punto hanno tentato di vendere sé stessi e ci sono poi riuscita. I pirati scozzesi da un folk-power metal differente dalle sembianze di oggi, ad un certo punto sono diventati ruffiani, se non addirittura un pochino pacchiani. Però va sottolineato che questa band è composta da musicisti validi. Tuttavia quel loro essere scanzonato, volutamente sopra le righe non è per tutti. Svelato dunque come chi scrive non è tra coloro che arriva ad assimilare il suonare della band, precisando poi che gli stessi appassionati degli Alestorm sulle ultime release della band spesso si dividono, ma ormai il mondo è una continua contrapposizione, questo EP calca la mano sulle caratteristiche salienti e allegre della band. La prima canzone di “Voyage of the Dead Marauder” è la title track con la partecipazione di Patty Gurdy, una musicista folk tedesca nota per alcune sue cover metal. Tra metal, spesso dalla tendenza thrash metal come ovunque nell’EP, svisate folk e soprattutto un ritornello che sfiora il pop ‘danzereccio’ rafforzato proprio grazie alla voce della Gurdy, gli Alestorm scrivono un pezzo trascinante e con un certo impatto. “Uzbekistan” francamente mette in risalto quei suoni di plastica che troppo spesso la band esterna e con la tipica ballata popolare, folk, insomma quelle nenie da taverna tra pirati o popoli antichi che celebrano chissà cosa e alla fine è un tipico ‘già sentito’. “The Last Saskatchewan Pirate” è già nel titolo una lampante indicazione su cosa possa essere questo pezzo: pirati, storiella raccontata e tarantella popolare, caciarona nella maniera anglosassone o celtica e ancora più smaccata della canzone precedente. Però è una cover dei The Arrogant Worms, noti per alcune parodie musicali. Dunque è una parodia di una parodia… “Sea Shanty 2” è anch’essa una cover. Perfetta per un cartone animato, ma è probabilmente legata a un videogioco, gli Alestorm la prendono a prestito da Ian Taylor. “Cock”, che significa proprio quello, è un altro pezzo d’assalto, con svisate infinite, ritmicamente serrato, arcigno. Tosto, come il titolo richiede! Si sorride per questo lavoro, si rintraccia la band nella sua totalità, per quello che è: una band con musicisti capaci, validi, sperimentatori a loro modo ma anche un pochino fumosi quando vanno sopra le righe.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10