(Amadeus Awad) Un viaggio onirico nell’universo, cieca fiducia nei misteriosi equilibri che lo regolano, lo scandiscono, come un infinito meccanismo di un orologio eterno. Completo abbandono all’armonia. Un gioco di paradossi senza fine, così magnetico, così attraente, assuefacente. La regolare rinascita della luce del giorno, la sua conseguente morte a favore delle tenebre guidate dalla misteriosa signora per eccellenza: la luna. Il ciclo che è tutti i cicli. Vita e morte, quotidiani rituali celebrati sull’altare del tempio dell’infinito. Un concettuale viaggio attraverso l’universo. L’universo stesso che converge in musica. Amadeus Awad è un compositore ed un chitarrista di grandiose doti. La sua opera è ricca di sensazioni, è coinvolgente, è deliziosamente ipnotica. Amadeus Awad non è un altro guitar hero all’occidentale. Amadeus Awad è libanese. Medio oriente. Amadeus Awad è l’anello di una catena che unisce la razza che è tutte le razze, la mente che è tutte le menti, l’umanità che comprende tutti gli uomini,  la cultura che è tutte le culture. Culture che si fondono, un una eterogenea genialità, grazie agli ospiti di questo capolavoro: Mark Boals (Malmsteen, Royal Hunt, Iron Mask…) nella trilogia “Paper Dream”, un concept nel concept. Liz Vandall (Sahara, Uli Jon Roth) in  “Meteors In The Blue” e “Nostalgia”. Timo Somers (Delain) in “Tales of Celtic Sunsets”. Amadeus Awad è sapiente maestro di melodia (abbandonatevi completamente a “Virtual Eclipse”), eccelso dispensatore di sensazioni esotiche (“Time of The Equinox” tra le altre). Amadeus Awad disegna questa opera maestra, questo concept album diviso in tredici  immensi capitoli. Uno stile alla chitarra che lo colloca direttamente nell’olimpo dei virtuosi e dei melodici, dove già siedono al trono geni come Satriani, Malmsteen, Friedman, Blackmore. Un’abilità compositiva che lo affianca ad Alan Parsons e Jean Michel Jarre. Un’ispirazione metal neo-classica, estremamente cristallina, pulita, con un suono che offre speranza in un piccolo mondo triste e decadente. Un autentico astro nell’universo che Amadeus Awad trasforma in poesia musicale. Paradossi universali. Oriente ed Occidente che si incontrano, si toccano, si innamorano, si accoppiano, si consacrano in una nuova dimensione dove non ci sono differenze culturali, dove noi siamo uomini, che sognano, vivendo una vita che dura quanto una scintilla nell’infinita immensità dell’universo che ci ospita.

In vendita sulla sua pagina facebook o su iTunes Store.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10