(Red Pony Records) Una delle prime esigenze nel redigere la recensione di un album è tentare di spiegarne il genere, il tipo di musica che suona. Esigenza non sempre possibile da soddisfare, come nel caso dei veneti Amantyde. Scriviamo da subito che “Mädchen” è interessante e si dimostra semplice, con suoni cattivi e grondanti di energia. Un alternative metal/crossover che pesca anche dal rock, assemblato da un quartetto veneto dove la voce della Nicky Genovese non è del tipo melodioso, anzi è spessa, irritata, ma espressiva. Le chitarre sono di Dario Pisasale, il basso di Andrea Armiato, e la batteria e l’elettronica sparsa di Geremia Vinattieri. “Myenemy” ha un riff cadenzato (ricorda vagamente lo stile di Dave Mustaine) e trascinante che percorre oltre la metà del brano, mentre “Princess of Lies” è una spedita trasfigurazione dei Metallica. “Join Me in the Desert” sembra una parodia del desert rock, al quale guarda per stile e attitudine. “Summer Breeze”, potrebbe essere un potenziale singolo vista la densità emotiva e il ritornello, capace di liberare la mente e ben interpretato dalla Genovese. Gli Amantyde superano se stessi in “Creepy Crowlies” e soprattutto in “Nothing But the Rain”, i brani più strutturati e forse maturi (sia per la musica che per le variazione del cantato, soprattutto il secondo) dell’album. In tutto questo marasma trova spazio quello che è probabilmente il miglior rifacimento mai sentito di “Zombie” dei Cranberries. Il nuovo album degli Amantyde progredisce nel personale sviluppo delle canzoni, tentando si superare ogni derivazione; ma il songwriting, questo è l’unico appunto, va ulteriormente arricchito per presa e fruibilità per l’intera tracklist.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10