(Nuclear Blast Records) Sarò un po’ eretico, agli occhi dei vari puristi di uno l’altro versante (o di qualsiasi altro punto di vista) ma ho sempre pensato, che visto il successo e l’idea di base gli Amaranthe sono tanto geniali quanto lo sono i Rammstein. Anzi: se i Rammstein non cantassero in tedesco e se al microfono al posto di quell’omone di Till Lindemann avessero una provocante donzella per addolcire l’atmosfera con una voce angelica… ecco che il divario sarebbe minimale. Certo le due band sono completamente diverse, ma entrambe hanno quella originale e personale tendenza pop, dance, beat, elettronica… una cosa che colloca entrambi i progetti sia dentro il metal che al di fuori del metal, tra la purezza (ammesso esista) ed il commerciale. Il nuovo “Manifest” è grintoso, poderoso, ricchissimo di spunti epici… quasi power metal, mentre il trio vocale gioca con intelligenza, si insegue, provoca ed esalta l’ascoltatore con un’alternanza geniale ed indovinata. Come se non bastassero tre voci fisse in formazione, per l’occasione gli Amaranthe hanno anche ospitato altri vocalist, come Angela Gossow (ex Arch Enemy), Noora Louhimo (Battle Beast) e Heidi Shepherd (Butcher Babies). La lista degli ospiti non si limita alle ugole in quanto nell’album troviamo anche la chitarra di Jeff Loomis (Nevermore, Arch Enemy), il cello di Perttu Kivilaakso (Apocalyptica) e la tastiera di Elias Holmlid (Dragonland)! Le dodici tracce sono suggestive, dirette, ricche di tecnica, con una produzione poderosa ed arrangiamenti veramente ben fatti. ”Fearless” è scorrevole, ricca di spunti elettronici, con un drumming d’assalto, riff taglienti e l’abbinamento delle voci molto intenso. Marziale ma super melodica “Make It Better”, un crescendo catchy verso un ritornello superlativo, con le clean ben accentate dal growl. “Scream My Name” si spinge oltre sul digitale e quel drumming tra il metal ed il dance si guadagna uno spazio favoloso tra un ritornello power e divagazioni più strettamente death metal. Elettronica d’assalto sulla pesante “Viral”, contorta “Adreanaline”, traccia coronata da un favoloso assolo di chitarra. Seducente “Strong”, brano ricco di energia nel quale Elize duetta con Noora, tirata ed epica “The Game”, passionale e sognante “Crystalline”, canzone che ospita il magico violoncello di Perttu Kivilaakso, oltre che Elias Holmlid. Libertina e piena di spazio per le voci maschili, specialmente il growl di Henrik, “Archangel”. Catchy e dannatamente irresistibile “BOOM!”, forse il pezzo più pop, ma anche il più pesante e scatenato dell’album. “Wake Up and Die” di base strizza l’occhio ai Lacuna Coil, per poi esplodere con fierezza, con un grandioso gioco delle voci, con dettagli veramente intensi ed una chitarra micidiale, prima della conclusiva “Do or Die”, canzone che nella versione dell’album non prevede il growl di Angela Gossow, qui sostituito dando spazio alle due voci maschili della line up, confermando la bontà originale e trasversale del brano. Potenti, in forma, volutamente fuori dagli schemi, autori di un sesto disco che può essere amato alla follia o odiato con rabbia: nel secondo caso si tratterà di una dolorosa sofferenza, in quanto quei riff, quei ritornelli, quegli arrangiamenti subdoli e appiccicosi saranno già entranti in testa e sarà molto difficile toglierseli dalle scatole, farli andare via!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10