(Sony/Columbia/Metal Blade ) Undicesimo album per i guerrafondai svedesi! Un altro album, un’altra sfilza di riff poderosi, vocals gloriose e tuonanti… un altro album… un’altra battaglia! Gli Amon Amarth non cambiano di una virgola la loro impostazione, il loro stile, la loro direzione musicale… ma grazie a qualche sortilegio di origine sciamanica riescono, ancora una volta, a dar vita ad un’ora travolgente, possente, intensa, epica, pregna di gloria e maledettamente catchy! Esiste un’alchimia pazzesca nello stile compositivo di questa band: tematiche sempre costruite attorno allo stesso concetto, linee stilistiche sempre costanti (death metal sferzante ed epico)… ma per qualche dannato motivo ogni brano è l’evoluzione di tutto quel che è venuto prima, e questo senza cambi di genere, sperimentazioni strane o arrangiamenti stravaganti. C’è il death, ci sono i riff micidiali, ci sono le parentesi imbevute in perle di tradizione nordica… ogni fottuto brano è un inno, un invito al brandire quella spada la quale deve e vuole essere sferrata contro il nemico… il nemico della libertà, della tradizione, dell’essenza di una tradizione immortale! Headbanging a non finire, groove privo di rispetto, chitarre che fendono l’aria infestata di fumo e odore di cadaveri che avvolge il campo di battaglia all’indomani del grande scontro… Amon Amarth è certezza, è fierezza, è totale ed innegabile pretesa di un trono ed una garanzia di vittoria, di supremazia, di predominio! I titoli dei brani anticipano il fervore e il clangore del furibondo duello… titoli dai quali emergono esplicite parole quali “Thor”, “Raven”, “ Berserker”, “Sail”, “Dark”, “Iron”, “Shield”… alimentando con fervore una terminologia tipicamente appartenente alla gloria eterna tipica dei guerrieri che tuonano dal nord, mettendo nelle mani dei loro dei il loro spirito, le loro carni e le loro stesse vite. “Fafner’s Gold” apre con fierezza e determinazione, accompagnando verso la ritmica pulsante del mid tempo dell’assalto rappresentato da “Crack the Sky”. Melodica e grintosa “Mjölner, Hammer of Thor”, incalzante “Shield Wall”, melodica “Valkyria”, intensa “Raven’s Flight”. Marcatamente epica e gloriosa “Ironside”, introspettiva e pesante “The Berserker at Stamford Bridge”, fantastica “When Once Again We Can Set Our Sails”, un brano diretto, semplice, classico ma assurdamente efficace; profonda e viscerale “Into the Dark”. I brani suonano come ogni altro brano degli album precedenti, certo, ma la loro musica è una specie di droga: puoi farti di quel diavolo che ti pare, ma l’ultima dose sarà sempre migliore della precedente o della prima di una lunga serie! “Berserker” trasuda gloria già dal titolo, mentre la copertina conferma che questi cinque possenti e virili svedesi sono i nuovi Manowar, i Manowar del death metal… ed in quanto tali sono decisamente epici, eroici, magnificati all’ennesima potenza, una sintesi di gloria antica, viscerale, ancestrale ed assolutamente eterna! Undici massacranti inni alla guerra, alla battaglia, alla vittoria come unica alternativa ad una morte violenta ma degna dei versi di canti che si tramanderanno per le generazioni future. Gloria eterna celebrata per memorie insigni!

(Luca Zakk) Voto: 9/10