(Nordvis Produktion) Album tanto potente quanto ibrido, intelligentemente in equilibrio tra folk e black, senza mai adeguarsi completamente ad uno dei due generi, ma senza nemmeno puntare ad una poco originale fusione dei due stili. Qui i blast beats rimangono feroci, il cantato growl cavernoso è tuonante come deve essere nel black, mentre tutte quelle componenti dedicate ai rumori della natura, alle chitarre acustiche, ai violini (qui suonati dall’ospite, il musicista folk svedese Thomas von Wachenfeldt) e agli strumenti tradizionali si ritagliano uno spazio indipendente, saggiamente accostato… quasi delle teatrali quieti dopo i tempestosi assalti black. Incantevole e molto intenso l’intro “Vallåt från Gnarp”, black incalzante con “Hemlängtan”, brano che tutto ad un tratto si interrompe, trasportando l’ascoltatore dentro la vita contadina svedese, con suoni, recitazione, un’atmosfera creata con cura… prima di una nuova esplosione sonora sul finale. Dannatamente pagan, profondamente viking “1704”, con un titolo che riporta nel bel mezzo della Grande guerra del Nord nel 18° secolo. Intenso ed trionfale il singolo “Torparens Dotter”, travolgente “Vita Piskan”, oscura e tagliente “Äntergast”, prima della malinconia folk della conclusiva “Nattens Gåvolott”. Molto validi questi svedesi: con un moniker derivante dal nome dell’ascia che si vede impugnata dal demone in copertina, uno strumento sia da combattimento che da lavoro in ambito rurale, gli Änterbila offrono un debutto avvincente, provocante, stimolante, capace di trovare il punto di unione tra sonorità violente e folklore suggestivo, un album che -come dichiara la band- vuole essere un omaggio musicale alle lotte dei contadini di un tempo, alla gente, alla plebe, a chi si rimbocca le maniche: non c’è satanismo, non ci sono rituali o culti esoterici in questo album, c’è invece una poderosa celebrazione delle origini, delle tradizioni, della gente comune, della plebe!

(Luca Zakk) Voto: 8/10