copAnthrax(Nuclear Blast) Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: “For All Kings” è l’album che i fans degli Anthrax attendevano sin dal 1990, anno in cui uscì l’ottimo “Persistence Of Time”, ultimo lavoro con Joey Belladonna prima del suo ritorno in formazione, avvenuto pochi anni fa. Un ritorno sancito dall’uscita di “Worship Music”, album che personalmente ritengo solo parzialmente riuscito che, se da un lato recuperava in parte le sonorità che hanno reso famosa la formazione Newyorchese, dall’altro mostrava non essersi liberato dello stile intrapreso da “Sound Of The White Noise” in avanti, con linee vocali che non sempre sembravano calzare con lo stile di Belladonna. “For All Kings” mostra, invece, una band compatta, che recupera le radici thrash degli inizi, ma che evita abilmente l’operazione nostalgia. Chiaramente, lo stile inconfondibilmente di marchio Anthrax rende inevitabile qualche sporadico richiamo ai lavori passati, ma visti in un’ottica moderna. Questi sono gli Anthrax nel 2016, ed il loro stato di forma è assolutamente smagliante. Innanzitutto è da incorniciare la prestazione vocale di Joey, che, alla veneranda età di cinquantasei anni, offre la migliore prova della propria carriera, grazie a linee vocali azzeccate e valorizzate dalla classe cristallina che lo contraddistingue. Dal punto di vista strumentale, i riffs stoppati di Scott Ian e la terremotante sezione ritmica costituita da Charlie Benante e Frank Bello sono una garanzia, mentre Jonathan Donais si conferma un ottimo solista, confezionando assoli di buona fattura, pur senza strafare con i virtuosismi. Dopo l’intro “Impale”, tocca a “You Gotta Believe” ad aprire le danze, partendo da dove la band ci aveva lasciato all’inizio dei ’90s; il riffing è martellante ed ossessivo, con evidenti richiami allo stile di un pezzo come “In My World”, mentre il ritornello entra immediatamente in testa per restarci. “Breathing Lightning” è ricca di cambi di tempo, con un crescendo che porta al chorus estremamente melodico, mentre il riff principale è cadenzato e dal retrogusto punk. “Evil Twin” è devastante, nella sua velocità: il classico assalto thrash nell’inconfondibile stile per cui Scott Ian è famoso. Con “Blood Eagle Wings” cambiamo completamente registro: le ritmiche sono più lente e dilatate, con una forte componente epica e solenne. “Defend Average” è dominata da riffs groovy, con il basso particolarmente in rilievo e buone melodie vocali. “All Of Them Thieves” è pesantissima, con un ritornello estremamente efficace e ritmiche nate per scatenare l’headbanging più sfrenato. Un album che rilancia alla grande il nome Anthrax, con un pugno di pezzi destinati già a diventare dei classici, riuscendo a mantenere uno stile inconfondibile e proiettarlo ai giorni nostri.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10