(Amor Fati PRoductions) Creano un assalto sonoro oppressivo, disturbante e lacerante gli svizzeri Antiversum, giunti ora al secondo album. Oltre il black, oltre il doom, oltre il death, un turbinio di suoni violenti, un universo infestato da un’atmosfera tossica, dentro un nulla cosmico assoluto nel quale non c’è speranza di vita, se non in qualche sconosciuta forma molto lontana da quelle a noi note. Ma il vertiginoso intreccio sonoro degli Antiversum non è stato affidato al caos più dissoluto, come spesso succede con bands che si lasciano andare a queste curvature spazio temporali: gli Antiversum dimostrano tecnica, raffinatezza, gusto perverso, tanto che i cinque monumentali brani, tutti con lunghezze comprese tra gli otto e i quindici minuti, trasmettono una oscura tempesta cosmica costruita con dettagli brillanti, ben definiti, ottimamente registrati, crudelmente concepiti. Sembra quasi che la misteriosa compagine elvetica abbia filosoficamente inquadrato la negazione di atmosfere respirabili e l’infinità caotica dello spazio, capendone la profondità illimitata, decodificandone la complessità matematica di ogni frattale, di ogni funzione tendente all’infinto, di ogni variabile divisa per zero, di ogni equazione apparentemente impossibile, facendo poi convergere una tale disumana vastità di dati raccolti in una formula sonora rappresentata con eccellenza da questi cinquantasei minuti di totale annichilente immersione.

(Luca Zakk) Voto: 8/10