(Les Acteurs de L’Ombre Production) Adoro quando il black metal scende alle radici, alla tradizione, esaltando l’antichità delle origini, la storia stessa. I francesi Aorlhac tornano con il quarto album e abbracciano il loro passato, le loro fondamenta culturali sia moderne che medioevali, quella cultura Occitana, un qualcosa che va oltre la sola lingua abbracciando l’intera area storico-geografica dell’Occitania, raccontandone storie, fatti e leggende, coprendone il vasto territorio che dal sud della Francia si estende fino al nord di Italia e Spagna, sotto lo stendardo della La Croce Occitana, un dettaglio che troviamo anche sul logo della band. Ed ecco che il loro black metal estremamente epico diventa irresistibile, travolgente, regalando un costante senso di gloria il quale riesce ad insinuarsi in ogni blast beat, in ogni sfuriata, in ogni assalto frontale che questi cinquanta quattro minuti riescono ad regalare. Rispetto al precedente “L’Esprit Des Vents” (recensione qui) la band offre una forma di black con meno furi cieca, un’espressività più ricercata, molto più intensa ma con groove, con passione, con impeto, intensificando in maniera seducente proprio quella tendenza epica poi espressa dai testi in lingua madre. Malinconia devastante su “La Colère Du Volcan”, gloria spietata con la favolosa “Au Travers De Nos Cris”, ritmi sostenuti e trascinanti con “Vingt Sièges, Cent Assauts”, brano che riesce ad inglobare anche delle tendenze thrash metal. Capolavoro “Nos Hameaux Désespérés”, brano evocativo, disperato, in un certo senso folkloristico, un folklore poi più presente su “Nos Âmes Aux Mornes Idées”. Incantevole la parentesi acustica di stile medioevale rappresentata “Averses Sur Peyre-Arse”, prima dell’esplosione micidiale di “Les Vésanies D’aymérigot Marchès”, seguita da “La Guerre Des Esclops”, un altro pezzo di matrice pagan. La conclusiva title track è canzone vibrante, ricca di melodia, legata ad un heavy metal classico, nuovamente tendente a gloria ed epicità. Testimoni oscuri di un’eredità lontana ma non sicuramente dimenticata, ritrovabile nelle usanze, nei costumi, nei modi di pensare e persino nei dialetti del giorno d’oggi. Gli Aorlhac crescono artisticamente e si rivelano dei grandiosi giullari provenienti dagli angoli più oscuri e reconditi del vasto territorio cantato nelle loro storie, le quali rispettano, onorano e tributano la tradizione dei loro antenati.

(Luca Zakk) Voto: 9/10