(Fearless Records) Se JB Brubaker, chitarra solista, dice che questo album è il primo e vero nel quale tutti nella band hanno collaborato come mai prima, c’è da fidarsi. Il quintetto della Pennsylvania ha passato molto tempo in studio, mai tanto quanto per questo ottavo album. Il motivo potrebbe anche essere la quantità di idee da mettere in gioco. Tolta l’opener “The Narrative” che non presenta niente di rilevante, ecco che la successiva “Bones” svela una band maledettamente esperta. Scatti e rallentamenti, fraseggi di Brubaker e assoli di un certo livello, melodicamente eccellenti come contrappunto al tutto. Uno dei pezzi migliori di “Guardians”, lascia poi il posto a “Paramount”, “Defender” e così via. La sequenza dei pezzi mostra un songwriting dinamico e melodie continue che spuntano improvvise. Metalcore e melodic metal che si intrecciano, schematizzano dei pezzi con spunti interessanti o costruzioni degne di nota, che portano l’ascoltatore verso un’esperienza piacevole nel peggiore dei casi ed esaltante nel migliore. Non si doveva certo aspettare il 2020 per questa formazione attiva ormai da almeno diciassette anni. Anzi, la band è ormai un punto fermo del genere con una reputazione consolidata. Al massimo, come tutte le band attive da lustri, ci si potrebbe chiedere il grado di qualità e coinvolgimento dei nuovi pezzi. Bene, “Guardians” è qualcosa di ben fatto, espressione di una padronanza degli ABR consolidata e autrice di spunti melodici interessanti. JB Brubaker è in forma, non spreca gli interventi, li dosa e li gestisce in maniera esemplare. Il quadro ritmico è frutto di variazioni sostanziali e continue, per dei brani dinamici. Sembra di ascoltare “Messengers” ma in una maniera meno frenetica, forse meno istrionica e decisamente più controllata. Tuttavia sia per quanto già sentito da parte degli ABR in passato, sia per quanto l’attualità manifestata nella musica sia palese, “Guardians” è tra le cose migliori che abbiano fatto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10