(Inside Out Music) Il Banco Del Mutuo Soccorso rilascia un nuovo disco. Dopo il trauma per la morte improvvisa e inaspettata di Francesco Di Giacomo e qualche anno di comprensibile smarrimento, il patron Vittorio Nocenzi ci riprova convocando alla voce l’esperto ed eccellente Tony D’Alessio, dapprima voce storica dei salernitani Lost Innocence e poi degli Scenario. Proprio negli Scenario militava anche Marcheggiani, chitarrista dei BMS dal 1994. Dopo svariati concerti di assestamento, nel 2019 viene pubblicato l’album “Transiberiana”. Adesso è la volta di “Orlando: Le Forme Dell’Amore”, ponte emotivo e testuale al mitico primo disco, l’omonimo “salvadanio” del 1972, di 50 anni fa. Il titolo dell’ultimo lavoro richiama infatti il brano di apertura di salvadanaio, in cui Astolfo parte alla volta della luna, per recuperare il senno di Orlando impazzito per amore. In questo nuovo album, il BMS riprende e rivisita le antesignane vicende narrate da Ariosto. Il disco suona fluido, il combo mostra che non è una “cover band” ma un gruppo i cui membri sotto la guida indiscussa di Nocenzi, sembrano comunque affiatati e coinvolti nella composizione e nella produzione dei brani. Le canzoni scorrono con piacere, gli arrangiamenti e gli incastri musicali sono ben orchestrati, ci sono ottimi momenti di prog classico: il concept album, i tempi dispari, stacchi diffusi, assoli di synth e timing frenetico; insomma tutti i cliché del prog, come anche una minisuite e una ispirata ballata in tempo terzinato. Spesso riecheggiano qua e là sonorità e fraseggi strumentali tipici dei primi dischi, soprattutto alcune atmosfere oscure e inquietanti che solo certe modulazioni armoniche tipiche del primo BMS riusciva a evocare. Tutti suonano benissimo, impeccabili e precisi, forse anche troppo. Il disco risente infatti a mio parere di una produzione come dire, patinata, i suoni sembrano un po’ piatti, sintetici, anche la scelta di usare così spesso quei suoni di brass anni ’90 da parte di Nocenzi toglie eleganza sonora, a mio gusto personale. La voce in vari brani sembra mixata troppo alta rispetto agli altri strumenti. In generale tutto appare troppo pulito e poco potente, andrebbe bene per qualsiasi band ma risulta difficile distaccarsi dal suono storico del BMS fino al 1980. Altra impressione è che si arriva alla fine un po’ affaticati, l’attenzione cala, soprattutto negli ultimi 10 minuti, forse poteva durare un po’ meno, ma qui ci si rimette con rispetto alle scelte degli autori. Insomma il disco non è un capolavoro ma si fanno apprezzare davvero con gusto alcuni brani come “La Pianura Rossa”, “L’Isola Felice”, “La Maldicenza”, “Il Paladino”, “L’Amore Accade”, “Moon Suite”. Sono moltissimi i momenti strumentali, come ad esempio la seconda parte di “Non Mi Spaventa Più L’amore” e quelli vocali, come l’inizio di “Moon Suite”, davvero superlativi. Soprattutto si fa apprezzare il coraggio di una band che, al di là del nome storico, nel 2022 produce musica di questo tipo, non originale, niente di nuovo sotto il sole, ma eroica come Orlando e ardita come Astolfo.

(Vito Lupo) Voto: 7/10