(Antiq) Un tributo epico, suggestivo, incantevole che offre venera il dungeon synth, qui arricchito da imponenti dettagli atmosferici, anche tribali e a tratti etnici. Tre one man bands che si uniscono, lavorano assieme (specie al mixer) dando vita ad uno split che è quasi un album, come se le tre entità fossero un’unica favolosa entità capace di stimolare le emozioni più intime, i sogni più remoti, i desideri più nascosti. In scala discendente: tre brani di Bannwald, due di Uruk-Hai (progetti austriaci) ed uno di Druadan Forest (Finlandia), anche se le durate complessive della somma dei brani di ciascun progetto si equivalgono. Bannwald con le sue “Fortress I” e “Fortress II”, seguite dalla title track dello split si abbandona ad un dungeon ricco di musicalità molto medioevale, arricchito da suoni e percussioni non strettamente provenienti dai sintetizzatori. “Orkish Hymn” e “The Birth of an Uruk-Hai” di Uruk-Hai si addentrano su territori più oscuri, quasi una colonna sonora di un dark movie nel quale magia ed epoche remote catturano magicamente lo spettatore, verso un climax deliziosamente trionfale ma anche sognatore (stupendo il leitmotiv del secondo brano!). In chiusura l’imponente brano di Druadan Forest, “Tuhat Tähteä Iku”: quasi venti minuti nei quali si torna al dungeon con teatralità, quasi la soundtrack di un gioco di ruolo o di un viaggio tra i meandri di una dimensione incantata parallela ma dispersa in un tempo completamente indefinito. Cinquanta minuti da godere a luci spente, con la mente aperta, pronta per addentrarsi in un viaggio fantastico, ricco di personaggi fatati, molto Tolkieniani, lande misteriose, colori saturi e regole della fisica sconvolte.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10