copBaron(Svart Records) Eterei, oscuri. Un essere etereo ed oscuro decisamente inglese. Tra il doom ed il rock vintage, propongono otto coinvolgenti tracce le quali diffondendo una densità fumosa, riescono anche ad introdurre dettagli moderni, condannando alla vita un sound marcio ma intenso, preciso, elaborato. Chitarre molto elettriche. Organi inquietanti e maledettamente travolgenti. Un singer con un timbro baritonale deviato e maledettamente infestato. Tre quarti d’ora che sono una passeggiata in paesaggi rurali, con nebbie che fanno riecheggiare pensieri di defunti, spiriti che vagano, folklore intenso, evocazione. C’è molto Doors su “Dragonfly”. Deliziose melodie su “Mark Maker” seguite da una evoluzione rituale. Un tribale quasi psichedelico con “Wild Cry”, mentre tutto diventa riflessivo ed introverso con “Dark Down”. Irresistibile il groove decadente di “Stry”, con sonorità che si inacidiscono sempre più durante gli oltre otto minuti di durata. Magica “Sleepless”, meravigliosamente oscura e pulsante “Deeper Align”, mentre la conclusiva “Albedo Dei” si abbandona ancora una volta a folklore e spiritualità intensa. Un disco eccitante, che genera quel bizzarro brivido lungo la spina dorsale. Un disco che risveglia fantasmi ma rimette a dormire gli incubi.

(Luca Zakk) Voto: 8/10